Breve guida semiseria per aspiranti creativi nomadici

L’Estremo Oriente è una regione molto gettonata tra i digital nomads, un segmento della galassia millennials che diventa sempre più trendy, consacrato anche da Forbes e Linkedin.

L’Estremo Oriente è una regione molto gettonata tra i digital nomads, un segmento della galassia millennials che diventa sempre più trendy, consacrato anche da Forbes e Linkedin.

Mediamente trentenni, globalizzati, iper-connessi, i digital nomads hanno già molte piattaforme dedicate per incontrarsi e informarsi: valutare luoghi in base al costo della vita, velocità della connessione free-wifi, livelli di tolleranza in termini gender-friendly, qualità dell’aria e profili presenti su Tinder.

Ciascuno a modo proprio, decide di trascorrere un periodo sabbatico autofinanziato, mettendo a frutto abilità creative (designer, deejay, ecc…) e competenze tecnologiche (“techies” sempre aggiornati sui progressi della Rivoluzione industriale 4.0). Tra le mete esotiche privilegiate, paesi come Indonesia, Malesia, Singapore, Tailandia e Vietnam.

Per i lettori collocati tra i Baby Boomers e la Generazione X: vi sembra di individuare coincidenze con i “flussi nomadici” delle epoche tipo Woodstock / Parco Lambro / primi Rave Party / Movida “Navigli Style”? Forse. Ma i digital nomads sembrano essere più pragmatici e sintetici rispetto a eventuali predecessori.

Si fanno i loro bei calcoli e sanno che i paesi citati fanno parte dell’ASEAN, la comunità economica che con i suoi 650 milioni di abitanti, secondo McKinsey ha buone opportunità per scalare la Top Ten delle economie mondiali. Insomma, i digital nomads sembrano una ibridazione tra John Lennon e Chemical Brothers, esploratori di opportunità armati di apps che calcolano i compensi per i free-lance in tutte le valute del mondo.

Comunque, come in tutte le digital community che si rispettano, anche i nomads si polarizzano in due scuole di pensiero:

– Enterpreneur: “techies” che hanno già compreso come monetizzare la Rete e che esplorano nuove opportunità in continenti “business trendy” (BezosGen);

– Backpacker: nano-influencers (selfisti, instagrammers, bloggers, etc.) che capitalizzano i propri followers (FerragnezGen).

Suggerimenti per gli aspiranti digital nomadici diretti verso il Sud-est asiatico?

  • Abilità nel coding possono aiutare. Ma un passaporto EU, con il privilegio d’ingresso visa-free, aiuta molto di più. Attenzione però: visa-free non significa che si può “nomadizzare” a volontà. In alcuni casi, bisogna mostrare un biglietto areo andata-ritorno che certifichi la data di uscita dal paese entro i limiti consentiti. Altrimenti si rischia un’esperienza tipo Terminal, starring Tom Hanks.
  • A livello di socializzazione, un minimo di inglese (almeno a livello di “gergo digital”) potrebbe già andare bene. Device con il marchio “melatizzato” possono favorire l’interazione. Però riuscire a rivolgersi con un sorriso, anche nelle circostanze più critiche, potrebbe valere molto di più. Specialmente se si interagisce con rappresentanti delle autorità locali.
  • Evitare la tentazione di limitarsi ai locali free wi-fi e frequentare i coworking space per incontrare e fare amicizia anche con i digital locali. L’essere italiani potrebbe essere un vantaggio nel superare le eventuali barriere linguistiche: nonostante tutto, il Bel Paese esercita ancora un certo fascino. Ma non avventuratevi in comparazioni tra Pavarotti e Jovanotti, Tintoretto e Pistoletto o tra le squadre di Premier League e di Serie A: rischiate di non essere capiti.
  • Prepararsi al digital nomadismo significa anche valutare consapevolmente la propria resistenza fisica e psicologica. Secondo Marco Mei (deejay e producer italiano, “nomadista di lungo corso” con base a Taipei), serve tanta forza interiore. Bisogna allenarsi alla solitudine e al fatto di avere pochi amici fidati. Inoltre, serve una preparazione in termini di budget “Altrimenti la gita fuori porta potrebbe finire presto”.

 

 

Bio dell’autore:

Ingredienti: 5% di punk rock; 50% di esperienza nel marketing communication business; 35% di esperienza accademica internazionale; 10% di nomadismo asiatico. Preparazione: amalgamare accuratamente e con passione gli ingredienti per almeno 289.080 ore. Non lasciare riposare troppo. Servire freddo o caldo secondo le circostanze e le latitudini. Mai servire tiepido.

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