La Sfera che vuole cambiare il mondo
Produrre di più, consumando meno. Questa è l’idea che ha spinto l’imprenditore Luigi Galimberti (nella foto) a dar vita a Sfera, startup innovativa nata nel 2016 e destinata a cambiare i paradigmi dell’agricoltura nel nostro Paese. Il cuore del progetto è un impianto per la produzione di ortaggi completamente sostenibile, una serra idroponica innovativa ed efficiente sorta nella campagna maremmana. L’iniziativa è stata finanziata da un gruppo di investitori privati di cui, lead investor è Oltre Venture, il primo fondo di impact investing italiano, nato per sostenere lo sviluppo di progetti imprenditoriali in grado di creare valore sia per gli azionisti, sia per la collettività. «La mia idea è che ogni nuova iniziativa debba sempre partire dalla ricerca di soluzioni a problemi reali – racconta Galimberti -. In questo caso sono rimasto folgorato da un video della FAO che sosteneva che nel 2050 saremo 10 miliardi sulla Terra e non ci saranno acqua e cibo per tutti. Da qui l’idea di puntare sull’agricoltura di precisione in grado di ridurre l’impatto ambientale e il consumo d’acqua. L’agricoltura, nonostante la sua importanza, è l’ultimo dei settori a beneficiare delle tecnologie digitali. In Italia siamo molto indietro rispetto all’Olanda dove ci sono circa 1.500 ettari di serre tecnologiche. Nel nostro Paese siamo fermi a 60 ettari. Noi importiamo dai Paesi Bassi pomodori per un valore di 600 milioni di euro. La causa di questo ritardo è che le serre di piccole dimensioni non sono sostenibili a livello economico, mentre quelle grandi non sono alla portata del contadino medio, perché si tratta di vere e proprie fabbriche. Una realtà come Sfera dà lavoro a 230 dipendenti».
La lotta agli sprechi che fa bene all’ambiente
La maxi serra toscana è in grado di ricreare le condizioni climatiche ideali per la crescita di pomodoro e lattughe e può sopportare lunghi periodi al di sotto dello zero termico e ingenti carichi dovuti a nevicate. Un altro elemento chiave del progetto è il risparmio d’acqua. Il recupero delle acque meteoriche e il ciclo di coltivazione chiuso permettono a Sfera di accumulare acqua nel periodo invernale per poi impiegarla nei periodi siccitosi. A parità di kg prodotti, Sfera impiega il 90% dell’acqua in meno rispetto alle coltivazioni su suolo. Ad un miglior utilizzo delle risorse si associa anche un approccio più responsabile all’intero processo produttivo: all’interno della serra, infatti, si trovano le condizioni di coltivazione ideali sia dal punto di vista qualitativo sia igienico-sanitario. Così Sfera utilizza esclusivamente mezzi di lotta biologica, come insetti utili e molecole di origine naturale. «Non c’è nulla di più di ciò che fa bene alla natura. La nostra è un’innovazione disruptive, vogliamo offrire ai consumatori un prodotto buonissimo e che fa bene, recuperando anche vecchie varietà di piante e abbattendo il contenuto di metalli e di chimica», chiarisce Galimberti. «E ci tengo a dirlo – prosegue – l’innovazione per noi non è solo di carattere tecnologico, ma è applicata al modello di business e nei processi». Il consapevole utilizzo delle risorse primarie si affianca ad un approccio responsabile all’intero processo produttivo: anche da un punto di vista lavorativo. «Sfera infatti è un forte sostenitore della legalità nel lavoro agricolo, opponendosi fermante a qualsiasi forma di caporalato», sottolinea Galimberti. I prodotti a marchio Sfera Agricola, intanto, sono in distribuzione e la risposta dal mercato verso questa offerta di qualità è stata molto positiva. «Noi abbiamo tecnicamente venduto tutta la nostra produzione già prima di partire, grazie ad accordi con le principali catene della GDO – racconta l’imprenditore -. I nostri costi di produzione sono molto più alti rispetto alla coltivazione in campo aperto. Tale costo però ricade sulle insegne della grande distribuzione, ma non sul consumatore, visto che i nostri pomodori sono “alto rotanti” e restano pochissimo a scaffale, questo azzera gli sprechi e fa sì che il ricarico da parte dei distributori sia solo del 12/18%, rendendo il prodotto accessibile».
La versione integrale dell’intervista a Luigi Galimberti sarà sul numero di Agosto\Settembre di Touchpoint Magazine.