La buona gara creativa? Quella che non si fa
Il nuovo vademecum di UNA e UPA
Fare meno gare e quando proprio non se ne può fare a meno, organizzarle bene, garantendo la massima trasparenza. È questa in sintesi la ricetta promossa da UNA – Aziende della Comunicazione Unite e UPA attraverso il manuale “La Buona Gara”, presentato ieri a Milano alla stampa. L’intento è quello di indicare all’interno di questo Libro Bianco le corrette modalità per condurre una gara creativa.
Chi si aspettava concetti rivoluzionari certamente sarà rimasto deluso. I principi, di assoluto buonsenso, sono quelli già sentiti tante volte e altrettante traditi alla prova della vita reale: un numero contenuto di agenzie invitate, criteri di selezione chiari, equità, simmetria informativa…
«Esisteva già un decalogo del 2013 che abbiamo condiviso con Assocom, ma che oggi, data l’evoluzione del mercato, è superato», ha ricordato il presidente di UPA, Lorenzo Sassoli de Bianchi. «Questo libro parte da una riflessione sul rapporto fra aziende e agenzie. La buona gara è una competizione in cui vince il migliore e lo fa in totale trasparenza – ha proseguito -. Questo vuole essere uno strumento utile: non impone degli obblighi, ma vuole essere un vademecum che se rispettato sarà in grado di portare a tutti dei vantaggi». Ogni anno in Italia si svolgono almeno 200 gare creative, di cui solo il 5% è intermediato da un auditor. Per non parlare della piaga delle gare che si concludono senza un vincitore: circa un terzo del totale. L’obiettivo è cambiare le regole del gioco facendo cultura e promuovendo una maggiore consapevolezza dalle due parti della barricata. Una missione ambiziosa che conferma e rilancia una linea di condotta apprezzabile, ma che negli ultimi anni, senza strumenti anche vagamente “coercitivi”, non è riuscita a modificare il quadro della situazione in modo sostanziale. «Ma è importante insistere e continuare a comunicare quali siano le pratiche corrette», ha chiarito Sassoli.
«Innanzitutto il libro suggerisce alternative alla gara», spiega il presidente di UNA, Emanuele Nenna. «Lo spirito che anima il progetto – ha continuato – non è quello di dettare regole, ma di dare un manuale da tenere sul comodino. A volte gli errori, quando viene organizzata una gara, sono fatti in buonafede. C’è un tema di superficialità, o inesperienza. A volte si sottovalutano aspetti centrali, originando situazioni che danneggiano tanto le agenzie partecipanti quanto i clienti. Le nostre agenzie hanno dedicato tempo ed energia ad approfondire tutti i passaggi di una gara, mettendo in discussione ciascuno le proprie posizioni in relazione al punto di vista dell’altra parte. La novità, rispetto al passato, è che questo manuale non indica solo le buone regole di una gara, ma spiega le ragioni per cui seguirle genera un vantaggio comune e alla fine migliora il mercato, perché evita gli sprechi».
Il manuale si compone di tre parti: dall’identificazione dell’esigenza o meno di indire una gara creativa con pro e contro per agenzie e aziende alla descrizione di come affrontare una gara in tutti i suoi passaggi fino alle indicazioni su come costruire una solida relazione tra agenzia e cliente. A queste fanno seguito le conclusioni che esplicitano come rendere il processo di gara positivo e non mettere in difficoltà agenzie e aziende. A chiudere il documento il manifesto de “La Buona Gara”, 8 punti che riassumono l’intero contenuto del manuale.
UPA si impegnerà a promuovere il vademecum presso le aziende associate da subito, anche attraverso un roadshow. Il passo successivo sarà monitorare, insieme a UNA, gli effetti di questa operazione, creando un Osservatorio ad hoc.
«La mia convinzione è che ci debbano essere meno gare possibile e che queste siano possibilmente remunerate – ha detto Sassoli -. Noi caldeggiamo l’impiego di percorsi di gara per cercare partner di medio-lungo periodo e non di una singola idea creativa, e riteniamo che troppe agenzie in gara provochino il rischio di decisioni superficiali. Siamo convinti che i valori di marca si costruiscano nel tempo e che il rapporto azienda-agenzia debba essere considerato, da ambo le parti, alla stregua di un’autentica partnership», ha concluso.
Gli 8 punti del Manifesto
1. A volte una gara non è l’unica soluzione possibile. È bello avere alternative.
2. Serve molta serietà per indurla. Altrettanta per parteciparvi.
3. Non è la quantità dei concorrenti a farne la differenza. Ma la qualità.
4. Si basa tutta sulle informazioni. Quelle giuste.
5. Implica trasparenza. Su ogni singolo aspetto.
6. Ha obiettivi da perseguire. E linee guida da rispettare.
7. Termina con un vincitore. E dei vinti, a cui dare spiegazioni.
8. Dà il via alla buona relazione. Quella che dura a lungo.