Il Ritorno del Pubblivoro – Connessi con la creatività
Ormai non c’è più bisogno che le aziende che promuovono servizi digitali spieghino come funziona il servizio, l’interfaccia e le potenzialità tecniche della loro piattaforma digitale. Ormai il mondo è digitalizzato, le interfacce sono intuitive e lo smartphone è diventato una protesi che prolunga le abilità umane attraverso la connessione.
Quindi il passaggio dalla spiegazione tecnica al vantaggio di cui il cliente può beneficiare, richiede creatività che diventa d’obbligo per la buona riuscita della promozione dei servizi digitali.
Oggi esaminiamo due esempi particolarmente riusciti.
Partiamo con “Qualcuno ha detto Just Eat” che trova la chiave creativa nel rendere interattiva l’interfaccia elettronica che per definizione è unidirezionale: la televisione. L’aspetto intrigante è che, all’affermazione della protagonista “E se ordinassimo qualcosa”, la risposta vulcanica della cinematografia e serie Tv è “Qualcuno ha detto Just Eat”. Anche se nessuno l’ha detto. Quasi a significare che l’ordinare qualcosa è sinonimo del servizio promosso. Bello l’auto-zapping della televisione che propone i generi più diffusi, con le giuste modifiche per rimanere in quell’immaginario senza bisogno di rappresentarlo in maniera puntuale. Si parte da Godzilla, passando al bianco e nero dei tempi di Casablanca, per arrivare alle serie medioevali/fantasy come Il Trono di Spade o Britannia. La canzoncina è su toni quasi amatoriali in modo da mantenere il mood leggero e vicino al linguaggio degli influencer di YouTube.
Divertente e riuscita la pubblicità multisoggetto di Meetic che promuove la propria piattaforma di incontri per costruire relazioni stabili. L’abilità è stata di non negare il tema dell’incontro fugace ai meri fini sessuali, ma di giocare sul tema utilizzando l’ambiguità. Nei tre soggetti, lo spot inizia facendo intendere una relazione sessuale presentando il rumore ritmico del letto che sbatte contro il muro, le movenze da spogliarello maschile in pieno stile California Dream Men e gli abiti femminili buttati alla bell’e meglio che nell’ordine si trasformano in un quadro appeso alla parete, coccole a un neonato e spazio liberato nell’armadio per il neo-convivente. Le rappresentazioni, tutte molto riuscite, riescono a stare nel giusto equilibrio tra l’originalità e quindi scatenando l’effetto wow nello spettatore quando viene svelata l’ambiguità e l’eleganza nello stile che non fa scadere nel cattivo gusto, dato che quando si tratta il tema è sempre un rischio fortemente presente. Ottima la scelta di valorizzare la diversity e le coppie non tradizionali.