Il ritorno del Pubblivoro – Una formula troppo perfetta
Questo momento critico lo stiamo vivendo a fasi, c’è stato il momento della sottovalutazione, della paura, della disciplina, degli appelli, delle misure economiche e così via.
Anche la comunicazione ha avuto le sue fasi, la prima come se niente fosse successo, poi una sorta di paralisi dovuta alla grande incertezza e alla comprensione di cosa stava accadendo. Ora siamo entrati nella fase dell’eccesso della retorica piena di eroi, messaggi di speranza e orgoglio di essere italiani.
Tutti messaggi giusti e dal contenuto sicuramente condivisibile. Ma tutti uguali, come se questo tipo di retorica richiedesse delle regole per cui si possa raccontare solo in un modo con musiche epiche, voci di personaggi importanti, immagini patinate e un ritmo lento per sottolineare la sontuosità delle parole e caricare di pathos il messaggio.
Funzionerebbe se vedessimo pochissimi spot che applicano questa formula. Diventerebbero virali su Facebook, LinkedIn e sui gruppi di WhatsApp. Ma se gli spot sono tanti e clamorosamente simili, il tutto diventa stucchevole.
Oggi prendiamo in esame due spot che cadono in questa trappola dell’eccesso di retorica codificata nella forma e nei contenuti. Due spot che, presi singolarmente, sono fatti molto bene ma che non funzionano proprio perché inseriti in un momento dove troppi comunicano utilizzando questa stessa formula.
Partiamo da Barilla che con “Grazie all’Italia che resiste” ha quasi tutti gli ingredienti per lo spot perfetto: la famosissima musica Barilla riarrangiata, la voce della grandissima Sophia Loren, già testimonial di qualche anno fa, immagini belle patinate. Eppure, per lo spettatore è un minuto lunghissimo che ha un effetto déjà vu. Sono immagini già viste in televisione e nel web in questo lunghissimo mese di lockdown.
Anche il Gruppo FCA con “#noicisiamo” ha quasi tutti gli ingredienti per uno spot molto bello: l’inno di Mameli suonato al pianoforte, la voce di Riccardo Scamarcio, immagini patinate e ritmo lento per aumentare l’enfasi delle parole.
Entrambi questi spot ci fanno vedere le strade deserte, entrambi scelgono di non mettere al centro il proprio prodotto. Insomma, entrambi hanno quasi tutto e rispettano molto bene la ricetta dello spot perfetto. Ma quello che manca per rendere questa ricetta veramente efficace è un pizzico di creatività e originalità.