La comunicazione che fa bene – L’altra faccia del tech
Grazie agli enormi sforzi che il marketing mette in piedi, il settore tecnologico cerca disperatamente di creare nei consumatori una fiducia incondizionata. Certo, ultimamente l’immagine del settore ha subito qualche colpo, ma con la pandemia in corso sarà inevitabile che la nostra gratitudine ci spingerà a fare qualche concessione, a chiudere un occhio. Per dirla con Steven Levy di Wired “Who knew the techlash was susceptible to a virus?”.
Tuttavia penso che non dovremmo dimenticare l’impatto che questa industria ha sulle nostre vite, quelle dei nostri simili, magari a milioni di km da noi, e sul nostro Pianeta.
Oggi si celebra l’Earth Day, in memoria della protesta che si scatenò nel 1969 a seguito del disastro ambientale causato da un pozzo petrolifero al largo della California. Nel 1990 l’evento era diventato macroscopico e attirava l’attenzione di milioni di persone nel mondo. Quando Hewlett-Packard partecipò in qualità di co-organizzatore, la cosa suscitò lo sdegno di alcuni (per i clorofluorocarburi che l’azienda emetteva) e addirittura si arrivò a una scissione del movimento. Oggi lo celebreremmo come purpose brand, diremmo che ha a cuore l’ambiente, e che investe in cause per rendere il mondo un posto migliore.
Internet emette circa 1 miliardo di tonnellate di gas serra all’anno. Praticamente le emissioni di carbonio che produce l’industria aeronautica. Se Internet fosse uno Stato, sarebbe il sesto Paese più inquinante al mondo. Ogni anno accumuliamo 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. L’obsolescenza programmata dei dispositivi non solo provoca un danno ai portafogli dei consumatori ma anche all’ambiente: se gli apparecchi vivessero anche solo 1 anno di vita in più, sarebbe come togliere 2 milioni di macchine dalle strade.
Anche la commissione europea se ne è accorta, e sembra che introdurrà nuove leggi affinché i nuovi prodotti immessi sul mercato dell’UE siano riparabili, riciclabili e progettati per durare più a lungo.
Le tecnologie online da sempre ci stanno dicendo che ci salveranno, e ora, in questo periodo difficile, la loro profezia si avvera. Google, Facebook, Netflix… fanno a gara per mostrarci la loro umana compassione.
Il dilemma non è se dobbiamo o no tornare ai “secoli bui” in cui per chiamare i nostri parenti serviva una cabina telefonica e un gettone della SIP.
Il punto è che l’approccio emotivo alla tecnologia, gli spot empatici, entusiasmanti, commuoventi, sono fuorvianti, a volte del tutto mistificatori. Come dice Thomas Kolster è tempo che i marchi smettano di fingere di essere supereroi che salvano il mondo. Piuttosto che imbambolare il consumatore con messaggi roboanti, si potrebbe parlare dei risultati concreti raggiunti nel migliorare il mondo.
BEINTELLIGENT – EG Media SB
EG Media SB, società di servizi alle imprese, brand-owner di Beintelligent, è una start-up innovativa for benefit, nata da un lato per informare i consumatori che vorebbero capire i veri valori e la reale posizione dell’azienda che fa pubblicità sulla propria responsabilità sociale e ambientale; dall’altro valorizzare i marchi sostenibili e la loro ‘missione’, incoraggiandoli a continuare il loro lavoro. Le imprese che operano in modo veramente sostenibile infatti desiderano essere riconosciute come tali da tutte le parti interessate e distinguersi dai concorrenti. Con il supporto del Politecnico di Milano, EG Media SB ha sviluppato una soluzione di Intelligenza Artificiale in grado di verificare la coerenza dei messaggi pubblicitari, al fine di garantire tutte le imprese che vogliono veicolare l’attendibilità dei loro contenuti e contemporaneamente rassicurare milioni di consumatori che desiderano comprare da aziende affidabili.