La missione è far ridere… ma senza impegno
Intervista a Luigi Matteo, creatore della pagina Facebook “Un Butt d sang È Per Sempre”
“Questa idea è nata per la nostalgia della mia terra… Un meridionale trasferito al Nord, dal quale traggo tanto insegnamento, ma che non dimentica e mai dimenticherà le sue radici”. Luigi Matteo usa queste parole su Facebook per presentare “Un Butt d sang È Per Sempre”, una pagina nata per gioco e diventata un successo, tanto da arrivare a raccogliere più di 80 mila fan, con numeri che crescono ogni giorno.
Si tratta di un progetto nato per divertire in primis il suo creatore e che si è messo in evidenza proprio per la sua genuinità. «Non mi piacciono le cose costruite. Il progetto ha conservato una dimensione casereccia, anche perché i video sono realizzati con un semplice smartphone e l’unico aiuto che posso avere è quello di qualche familiare che coinvolgo di tanto in tanto», racconta Luigi, ragazzo di 35 anni di Taranto, da qualche anno in pianta stabile a Milano per motivi di lavoro.
«L’esperienza al Nord mi ha dato una spinta importante, aprendomi la mente e aiutandomi a superare tutta una serie di inibizioni che mi frenavano dal mettere i miei video online», spiega. «Il nome della pagina – prosegue – riprende una tipica imprecazione in dialetto tarantino. L’equivalente di un mannaggia, un po’ più colorito, che in italiano vuol dire letteralmente “buttare il sangue”, ma da noi è un tipico intercalare e si usa come rafforzativo quando si dice qualcosa». Difficile definire in una parola sola “Un Butt d sang È Per Sempre”, ma per rendere l’idea di che cos’è si potrebbe benissimo citare la famosa scatola di cioccolatini di Forrest Gump: un po’ come nella vita non sai mai quello che ti capita. L’unica certezza per chi vi approda è quella di trovare contenuti leggeri e divertenti, utili a passare qualche attimo di spensieratezza. E oggi più che mai tutti ne abbiamo bisogno. Non è un caso che le dirette di Luigi Matteo siano sempre affollate e piene di commenti. «Anche se io non invito mai a commentare o a mettere mi piace, voglio che tutto nasca in modo spontaneo», dice, con la modestia di chi si scopre trascinatore per caso e si stupisce per primo del proprio successo.
«Tutto è nato davvero per gioco e lo spunto è arrivato dal mio lavoro – ci rivela -. All’epoca facevo il commesso in un negozio di materassi e devo dire che non c’era proprio un via vai di clienti, anzi. Avevo tantissimo tempo per pensare. Un giorno entra un cliente e sentendo il mio accento mi chiede di dove sono. Io gli rispondo che sono di Taranto e lui “anche io sono di Santa Maria di Leuca”, una cittadina che è sì in Puglia, ma da tutt’altra parte. La cosa mi ha così divertito che mi sono messo a disegnare una cartina della mia regione, spiegando le differenze fra le diverse zone. Quel post ha avuto un riscontro inimmaginabile. E da lì posso dire che ha preso corpo la mia pagina Facebook che da qualche settimana ha un suo spin off su Instagram. La mia regola è non viverlo come un dovere e tantomeno come un lavoro. Faccio video quando sono ispirato». Sulla pagina si trova un po’ di tutto: sketch comici, spesso in dialetto (ma ultimamente con sottotitoli per venire incontro al pubblico più nordico), balletti divertenti, scenette abbinate al canto, qualche poesia in dialetto e commenti sull’attualità, ma sempre giocati sul filo dell’ironia. «Non mi piace parlare di cose più grandi di me», afferma.
Ma da dove nasce l’ispirazione? «Dal quotidiano – risponde Luigi -. Il mio lavoro in negozio mi ha spinto a sviluppare un forte spirito di osservazione. Le cose che mi fanno più ridere sono quelle che mi succedono intorno, la comicità involontaria che si scopre vivendo la propria routine… a volte basta uscire di casa e percorrere 200 metri di strada per trovarsi in situazioni estremamente comiche. Poi ultimamente posso dire che anche dalla Rete possono venire degli spunti per degli sketch, su TikTok ci sono tante cose interessanti». Per quanto riguarda l’avvenire, per Luigi Matteo la parola d’ordine sembra essere solo continuare a divertirsi. «Sono molto lontano da concepire questa attività come un lavoro, anche perché avrei bisogno di studiare tanto per fare il salto di qualità. Anche sulle proposte di sponsorizzazione che ho avuto per ora ho evitato, non voglio vincolarmi troppo. Le cose che faccio devono essere coerenti con il mio stile. In futuro vedremo». La missione però resta chiara: continuare a strappare sorrisi. Far ridere, sì, ma senza impegno!