Lions Live Debate: occorre trasformare questo momento in movimento
Il tradizionale Cannes Debate, appuntamento fisso tra i più seguiti al Palais des Festival, viene ribattezzato per questa edizione Lions Live Debate. Il tema di discussione è “Come questa crisi influenzerà il nostro settore?”.
A confrontarsi sul palco virtuale: Philip Thomas, Chairman di Cannes Lions; Jean Lin, Global Chief Executive di Dentsu Aegis Network Creative; Mark Read, CEO di WPP; Lorraine Twohill, Chief Marketing Officer di Google; David Droga, Founder & Creative Chairman di Droga5; Steve Stoute, Founder & CEO di Translation.
«Il Covid, la crisi economica e il movimento Black Lives Matter sono tre elementi che stanno cambiando radicalmente la nostra industry. Ma in che modo? Da una parte ci sono clienti terrorizzati da quanto sta accadendo, dall’altro c’è chi dice che proprio tempi come questi scatenano la creatività»: con questa provocazione di Thomas ha preso il via il dibattito su cui si sono confrontati i panelist, tutti concordi nel sottolineare la vitale importanza dell’approccio creativo nell’affrontare situazioni difficili.
«L’efficacia della comunicazione dipende dalla qualità della campagne – ha chiarito subito Read -. Nel breve periodo la crisi rende difficile il processo creativo ma nel lungo periodo ci sono invece tante opportunità».
«Non credo che la creatività sia sotto minaccia per quanto accaduto – ha confermato Droga -. Le persone ora devono recuperare un equilibrio ma il business va avanti e questo è un bene: inizialmente abbiamo visto tanti video sulla pandemia, a volte anche pieni di cliché. Superata questa fase, per uscire dalla crisi bisogna guardare soprattutto al business model della industry».
Un altro aspetto su cui Thomas ha invitato alla riflessione è se lo smart working abbia avuto o meno impatto sulla creatività. Secondo Twohill, unica CMO nel panel, «si sta facendo ancora più lavoro di quanto ne sia stato fatto in passato. Ci stiamo muovendo molto velocemente e c’è molto che possiamo fare per uscirne più forti».
Read ha sottolineato che questa modalità di lavoro non è stata negativa e non c’è stata nessuna perdita di creatività, ma anche che «dobbiamo tornare in ufficio, pur lavorando in un modo più flessibile».
Droga ha manifestato invece una perplessità: «Sono molto preoccupato per i giovani, perché hanno bisogno di vedere come le persone lavorano e prendono decisioni, di ascoltare le conversazioni: questo li fa crescere professionalmente e farlo su Zoom non è certo la stessa cosa».
Il terzo punto chiave della discussione è quello della purpose strategy che in questa fase molti stanno mettendo in atto: c’è chi l’ha sempre fatto e chi corre ai ripari, ma «è fondamentale essere autentici», ha chiarito Droga ed «essere consapevoli dei propri valori, dei propri punti di vista», ha aggiunto Twohill.
«Ci sono aziende che ci sorprendono, perché non le abbiamo mai viste prendere posizione ma agiscono in base a quelle che sono le aspettative del pubblico», ha confermato Stoute. Tutti sono d’accordo nell’affermare che si possa fare di più ed è significativo in merito quanto affermato da Read: «Dobbiamo trasformare questo momento in un movimento».
Una sensazione generale di ottimismo pervade comunque il panel: tutti sono concordi nel sottolineare l’importanza di lavorare nell’industry della comunicazione in un momento come questo perché, come ha concluso Lin, «con il nostro lavoro possiamo davvero cambiare le cose e rendere il mondo un posto migliore».