Red Public, quando la cultura dell’inclusività fa la differenza in azienda
Giada Maldotti, formazione tra Italia e Francia, carriera tra Milano e Stoccolma, nel 2018 ha aperto Red Public, una società di sole donne che fa consulenza alle grandi aziende sui valori della diversity e del women empowerment, aiutandole a trasformare gli organici e la brand value in questo senso, spiegando che più diversity e più donne ci sono nelle aziende più sono virtuose e agendo dall’interno per trasformarle.
Come nasce Red Public?
Red Public nasce come evoluzione naturale del mio percorso di vita e lavorativo, concretizzatosi poi nel 2018. Da una parte la mia esperienza lavorativa in aziende internazionali e in contesti globali, sicuramente molto inclusivi, dall’altra una sensibilità personale crescente verso le tematiche di ugualianza, inclusione, sostenibilità e impatto, mi hanno portata a non voler più essere spettatrice della situazione lavorativa in Italia ma parte di un cambiamento positivo. Avendo raccolto testimonianze anche di discriminazione e sofferenza attorno a me ho deciso che non dovevo aspettare a fare qualcosa e ho voluto offrire una opportunità di incontro tra i talenti femminili e le aziende.
Cosa significa oggi portare i valori dell’empowerment femminile, inclusion e diversity nelle aziende?
Significa aprire tavoli di discussione concreti e costruttivi con le aziende e il mondo delle istituzioni per poi passare all’introduzione di azioni molto tangibili che portino risultati sia alle aziende che ai loro lavoratori / lavoratrici attuali e futuri.Red Public ha un tone of voice positivo e mai critico per dar modo alle aziende di iniziare o incrementare politiche e attività di miglioramento dell’inclusività e benessere delle proprie dipendenti e dei propri dipendenti (digitalizzazione, lavoro flessibile, coaching e mentoring, ect). Cerchiamo di aiutare le aziende a innovare, cerchiamo di essere un partner stimolante per migliorare la comunicazione. E questo aspetto è fondamentale perché molte aziende, come le high tech, sono molto interessate a offrire opportunità di carriera a talenti femminili, ma magari non riescono a essere abbastanza attrattive. Crediamo che chiunque possa e debba avere gli strumenti per esprimere il proprio talento nel rispetto delle proprie scelte di vita. Crediamo in un cambiamento radicale e profondo ma che possa partire a piccoli passi, secondo l’effetto farfalla molto ben definito dai ricercatori dell’MIT. Un battito d’ali può provocare grandi cambiamenti. E quando parliamo di diversity la utilizziamo sempre nella sua accezione positiva, ovvero non creiamo delle divisioni, ma la intendiamo come valore di contaminazione, che è occasione di arricchimento e crescita. Ad esempio, spingiamo le aziende a valutare curriculum che non avrebbero preso in considerazione: una candidata di estrazione umanistica per un ruolo in finanza? Si, si può se ha talento può fare tutto.
Ad oggi quali sono i vostri principali clienti?
I nostri clienti ad oggi includono aziende italiane e internazionali di medie e grandi dimensioni operanti in diversi settori come banking, IT, telecomunicazioni, retail e lusso. Red Public supporta queste aziende su diversi fronti tra cui Inclusion & Gender Equality, Digital Transformation & Innovation, Corporate / Marketing / Communication Strategy,Operations & PMO.
Dal vostro particolare osservatorio: quali sono i principali limiti delle imprese italiane?
Ancora oggi nel nostro paese la parità di genere non è stata raggiunta e l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo acuisce le differenze e le problematiche già esistenti. Le donne rappresentano la maggioranza nella popolazione inattiva e questo indicatore sta peggiorando. In generale in Italia il gap retributivo tra uomini e donne supera il 10% in base al ruolo, cioè per ogni euro guadagnato da un uomo la donna ne guadagna 90 centesimo. Più che altro parlerei di limiti di un sistema paese. Le imprese molte volte hanno paura di investire nei talenti femminili perché non ci sono sufficienti politiche a supporto ad esempio di maternità e paternità. Questo purtroppo impedisce alle aziende stesse di godere dei benefici che derivano da una organizzazione più inclusiva. Il benessere degli impiegati ha un riscontro abbastanza veloce nei risultati aziendali. Ricordiamolo. Tutto ciò è influenzato sicuramente ancora dalla cultura patriarcale del nostro paese, ma, al tempo stesso la alimenta. Le donne devono anche essere aiutate ad avere fiducia nelle proprie potenzialità, a sapere come chiedere di più per poter ricevere pari trattamento. Ma ci sono ottimi segnali e veramente poche sono le aziende che non hanno intrapreso percorsi di miglioramento.
In che termini fattori come inclusività e diversità si legano alla capacità di un’azienda di generare innovazione?
È stato dimostrato che team inclusivi conducono migliori perfomance economiche e finanziarie. La gender equality non è solo una questione etica, per le aziende i benefici sono anche economici e di sviluppo. In generale politiche a favore di inclusione e diversità creano un ambiente di lavoro più appagante che stimola i dipendenti a lavorare meglio e a presentare soluzioni innovative più efficaci e in minor tempo.
Si può dire che una “corretta” politica aziendale che vada in questa direzione è vantaggiosa anche in termini economici per le imprese, ma anche per l’intero Sistema Paese?
Assolutamente sì. Team inclusivi portano maggiori profitti alle aziende e questo ha una ricaduta positiva sull’intero Sistema Paese. L’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere stima che in Italia la riduzione del gender gap nel mondo del lavoro porterebbe a un aumento del PIL che va dall’11 al 19%, mentre il raggiungimento della completa parità di genere porterebbe ad aumento del PIL del 32%. È chiaro quindi che un miglioramento della condizione femminile non porta solo benefici dal punto di vista etico, che sono comunque secondo noi fondamentali e necessari, ma anche dal punto di vista economico. Questo deve essere per tutte le imprese un motivo in più per impegnarsi a intraprendere il percorso verso la creazione di società più inclusive e paritarie e per tutte le persone per capire che non ci sono nemici da sconfiggere ma che bisogna prendersi per mano e andare verso un futuro sostenibile ed egualitario in ogni senso.