Il Ritorno del Pubblivoro – Il reale piacere di condividere un caffè
Talvolta inseguendo il realismo si diventa irreali e talvolta facendo qualcosa di irrealistico diventa tutto più reale. Questa è la bellezza della finzione narrativa. Oggi analizziamo due pubblicità della stessa tipologia di prodotto, il caffè, che dimostrano il mio assunto iniziale.
E partiamo con Nescafé Classic che costruisce una situazione realistica che, però, si trasforma quasi immediatamente in irreale, quasi onirica. Sveglia alle 6.45, quindi mi immagino di un giorno feriale in cui ci si prende il tempo di bere il caffè a letto insieme prima di iniziare i preparativi per la giornata. Sinceramente non so quante persone si possano immedesimare in questa situazione, così come anche nello schiacciare un giocattolo scalzi rischiando di rovesciare tutto e reagire in maniera compassata per finire con un sorriso di complicità per poi mettersi d’accordo immediatamente su chi deve alzarsi per accudire il figlio. Non so voi ma io in 25 anni di matrimonio non mi sono mai trovato, neanche lontanamente, in una situazione così calma, compassata e serena alle 6,45 del mattino. La conclusione a cui si arriva è che la situazione reale diventa irrealistica o, meglio, idealistica. E il caffè che nasce come in una magia aggiungendo acqua calda al prodotto solubile diventa appunto una pozione che trasforma il logorio della vita moderna in una situazione idilliaca al limite del paradisiaco. Se tutto questo era nelle intenzioni dei creativi la pubblicità è riuscita, se invece si voleva illustrare una situazione tipica familiare con relativo consumo del prodotto per godersi un momento di calma prima di una tempesta (cito il copy), che poi è più rappresentata come un temporale estivo, allora ho dei dubbi sulla riuscita complessiva dell’operazione.
Molto interessante lo spot di Kimbo che con “Una tazza di Napoli” crea questo collegamento visivo tra vari posti nel mondo e Napoli. Nonostante ci siano passaggi visivamente irrealistici come ad esempio il panorama milanese che diventa improvvisamente napoletano, tutto diventa credibile. Perché questi passaggi sono traghettati dall’atto di assaggiare il caffè ed è immediato per lo spettatore cogliere il potere evocativo del profumo e del gusto del caffè. Ottimo concept. Il punto più alto e bello: il golfo specchiato nei grattaceli newyorkesi. Molto riuscita la scelta di prendere la musica storica della pubblicità targata anni Ottanta e riarrangiarla, in modo da attenuare il richiamo al Brasile (chi si ricorda la pubblicità Kimbo ricorderà anche che era proprio ambientata in Brasile, dove si consumava caffè al ritmo della samba) e rendere tutto più melodico e, quindi, napoletano. Continuità con il passato ma arrangiamento funzionale alla comunicazione attuale.
Se devo fare una nota, il ritmo del parlato di Serena Autieri (anche qui ottima scelta) è troppo lento e poco fluido, talvolta le pause per aspettare l’inquadratura da commentare non sono funzionali, quasi che il testo sia troppo al servizio di una bella e riuscita esperienza visiva.