Imille firma la nuova piattaforma web per il MEIS di Ferrara

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah lancia il nuovo sito. Approccio user-centered e grafica minimale, per lasciare spazio alla riflessione e all’immaginazione nello spazio virtuale

L’agenzia Imille, guidata dal CEO Paolo Pascolo ha curato il restyling del sito del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (meis.museum) di Ferrara, città dove la comunità ebraica è presente da secoli. 

Paolo Pascolo

«L’intervento di Imille si inserisce in un discorso più ampio di rinnovamento degli spazi del Museo, che sorgono all’interno delle ex carceri di via Piangipane. Si tratta di un luogo simbolico, poiché le celle, da stanze di reclusione di persone e idee, si integrano con edifici nuovi, aprendosi idealmente al dialogo con le altre culture, come un ponte tra il vecchio e il nuovo – spiega Amedeo Spagnoletto, direttore del MEIS -. Il filo conduttore del nuovo sito, che si arricchisce di nuovi contenuti tutti da scoprire e che, con il tempo, diventeranno sempre più vari e numerosi, è quello di rendere ancora più accoglienti le nostre strutture, fisiche e digitali, per rendere evidente la nostra volontà di aprirci al dialogo con tutti. Questo è da sempre l’obiettivo del MEIS, che si propone come un centro polivalente per raccontare ai visitatori oltre 2.000 anni di storia degli ebrei in Italia».

Le linee guida dell’intervento di Imille

«Il sito non è una mera trasposizione digitale delle informazioni, né pretende di sostituire la visita, ma diventa un continuum del museo fisico. Abbiamo usato il linguaggio comunicativo del digitale per rappresentare a pieno l’essenza del MEIS: accogliere l’identità di ognuno», spiega Marta De Gennaro di Imille, che ha guidato il progetto. 

I lavori sul sito web hanno avuto un focus ben preciso: mettere il “visitatore tipo” di un museo al centro e garantirgli un’esperienza di navigazione guidata, ma anche emozionante. E questo intervento ha coinvolto design, UX e contenuti.

Largo quindi a linee pulite e minimali, con ampi spazi bianchi e pochi blocchi di testo ben definiti e grandi immagini. Questo approccio da un lato favorisce la visibilità e l’individuazione immediata delle informazioni e dall’altra consente di soffermarsi a riflettere sui vari elementi, proprio come avviene nel museo. I moduli di testo e di immagini partono dalle forme del logo e rappresentano delle vere e proprie porte che creano connessioni e invitano a esplorare i contenuti. Nel sito sono inoltre presenti ipertesti e moduli che rimandano a narrazioni correlate, mentre le CTA spesso replicano la segnaletica tipica del museo.

«Per abbattere i limiti spazio-temporali abbiamo pensato a nuovi modi per esplorare i contenuti, come moduli che collegano le mostre con i relativi riferimenti bibliografici o nuovi template per le mostre virtuali», prosegue Pietro Spagnolo, Design Director di Imille.

Altro protagonista è la UX. Il menu full-screen e user friendly offre a colpo d’occhio tutte le informazioni principali (contatti, orari di apertura, mostre ed eventi in corso) organizzandole in sezioni chiare (informazioni, offerta espositiva, contenuti di approfondimento, press room).

Ci sono poi elementi di navigazione sticky, come il bottone “Acquista” nell’header o i menu delle linee del tempo, che accompagnano l’utente nello scroll. Un sistema di filtri (per esempio nelle pagine Calendario e Mostre ed eventi passati) facilita poi la ricerca. Il design di Imille è il frutto di una ricerca approfondita, portata avanti a stretto contatto con lo staff del MEIS, con l’obiettivo di organizzare e valorizzare al meglio la ricchezza di contenuti del museo. Così, protagonista del sito è la parola, scritta e orale, che ha una grande importanza nella cultura ebraica e un ruolo fondamentale per il MEIS.

«Nel progetto finale, il museo sarà costruito con un sistema di edifici che simboleggiano i 5 volumi della Torah: come entrando al MEIS il visitatore si immerge nella parola, così vogliamo che avvenga anche sul sito. Per questo abbiamo creato un sistema di rimandi bibliografici alle mostre in corso, valorizzando la bibliografia che il MEIS già collezionava per ogni evento, e abbiamo disseminato tutto il sito con citazioni, come avviene tra i corridoi del museo», prosegue De Gennaro.

Molte le nuove sezioni create: dallo spazio dedicato all’impegno della fondazione e degli enti partner, alle informazioni pratiche per i visitatori, alle sezioni che valorizzano la cultura ebraica, parlando di festività, simboli e ciclo della vita. 

«Ci siamo immedesimati nel visitatore del MEIS chiedendoci quali sono le prime informazioni che vorrebbe trovare, che sono sicuramente quelle relative agli orari di apertura, al costo dei biglietti e dove acquistarli, oltre alle indicazioni su come raggiungere il museo – conclude De Gennaro -. C’è poi tutta la parte di narrativa del sito, che con il suo stile particolare e la sua ricchezza di spunti e citazioni vuole immergere da subito il visitatore nella storia e nella cultura ebraica, come se la visita al museo iniziasse già sul web, in un continuum con lo spazio fisico. Abbiamo portato la narrazione del MEIS al livello dei grandi musei del mondo, come MoMa, TATE, Met Museum, Designmuseum Denmark, Harvard Art Museums, Goulburn Regional Art Gallery, che sono stati un esempio di come, attraverso una narrativa chiara e riconoscibile, si possa davvero creare una connessione emotiva con il pubblico».

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