Sergio (Rai Radio): «La Total Audience senza radio non è total»
Il rischio è che la radio resti ai margini del sistema complessivo dei media. Il Direttore è anche tornato anche sullo switch off dell’Fm: «Individuiamo una regione pilota»
Si sono festeggiati ieri i 90 anni di via Asiago: un’anticipazione di ciò che avverrà fra due anni, quando si celebreranno i 100 anni della radio. Il 6 ottobre 1924 iniziarono infatti le trasmissioni dell’Uri, oggi Rai Radio.
«Siamo partiti dalle valvole – ha commentato Roberto Sergio, Direttore di Rai Radio – e siamo oggi alla visual radio, ai podcast, alle produzioni multipiattaforma. Siamo total audio e total digital: la radio siamo noi».
A margine dell’evento, Sergio è tornato sullo switch off dell’Fm con una proposta concreta. «Lo scenario attuale con i costi dell’energia alle stelle impone più che mai una riflessione seria sullo spegnimento del segnale Fm – ha dichiarato -. La rete analogica, come è noto, ha costi molto alti di manutenzione e di alimentazione, con un dispendio di energia elettrica molto più importante rispetto alla rete digitale e un conseguente alto livello di inquinamento elettromagnetico. Credo che la transizione al digital only e lo spegnimento dell’Fm sia un tema che non può più essere rimandato. In questi giorni ho avuto dei colloqui con colleghi di altre radio e ho avuto modo di notare un inizio di convergenza di idee su questo argomento. Più volte ho chiesto di sederci tutti intorno a un tavolo per definire una data di switch over e switch off. In attesa che si arrivi a una tale decisione, potrebbe essere utile ragionare in termini di regione pilota. Individuiamo una regione d’Italia in cui completare tutti insieme la copertura del Dab+ e conseguentemente spengere l’Fm, coordinando tutte le attività di comunicazione e informazione ai cittadini. Poi analizziamo il feedback e ragioniamo sulle tempistiche per il resto d’Italia».
Il Direttore ha poi commentato la Total Audience, il sistema di monitoraggio degli ascolti multimediali annunciato da Auditel. «In un’epoca in cui tutti noi siamo sempre più connessi e multipiattaforma monitorare i consumi mediatici mezzo per mezzo ha poca utilità. La convergenza digitale ha reso il panorama dei media fluido e ha abbattuto le barriere tra i singoli mezzi. Andare quindi nella direzione di un monitoraggio complessivo, che unisca e misuri le performance dei contenuti passando di device in device credo sia la ricetta migliore per avere un quadro chiaro di cosa funzioni e cosa non funzioni. È un peccato che la radio ne resti al di fuori con il suo sistema di rilevazione. Ancora una volta il nostro sistema dimostra di non essere adeguato alla realtà attuale. E così la Total Audience di fatto non è realmente total. Sono anni che Rai ribadisce la necessità di aggiornare la ricerca con l’utilizzo di tecniche digitali. Ma è sempre rimasta inascoltata e il risultato è che oggi le radio rischiano di rimanere ai margini dal sistema complessivo dei media. Pertanto, invito tutti a riflettere, soprattutto gli amici colleghi delle radio commerciali: se non ci adeguiamo velocemente, sono sicuro che centri media e clienti rifletteranno sul reale valore del nostro mezzo, non misurato in termini di reali risultati di comunicazione, e pertanto di difficile utilizzo per le strategie di marketing avanzate», ha concluso Sergio.