Volare sulle ali dell’innovazione con i fratelli Wright
Formazione e intrattenimento per far crescere le aziende
“Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”, sosteneva Winston Churchill. Credo non ci sia frase che meglio si sposi con la storia del volo, il sogno “impossibile” che da Icaro in poi ha ispirato gli uomini nel corso della storia e che ha raggiunto il suo compimento solo grazie alla tenacia di due fratelli, Wilbur e Orville Wright. A loro è dedicato lo spettacolo teatrale “Reinventiamo l’aeroplano. Il pensiero innovativo dei fratelli Wright”, ideato dall’attore Carlo Della Santa e andato in scena sul palco del Teatro di Fabbrica di Lampadine lo scorso 9 maggio.
Quello che è nato come un classico monologo si è trasformato in una preziosa opportunità per riflettere sui temi dell’innovazione. Un progetto che, utilizzando il Cavallo di Troia dell’intrattenimento, ha creato un’occasione di crescita per chi opera in azienda fuori dalle aule “tradizionali” della formazione.
L’idea nasce dall’incontro di Carlo Della Santa con Giampaolo Rossi, formatore manageriale e Founder di Fabbrica di Lampadine, e con Matteo Villa, manager che si occupa di Formazione e Sviluppo in Zambon. Alla squadra si è aggiunto per l’occasione Thomas Rossetti, pilota di droni che ha aperto l’evento con un suggestivo sorvolo di Fabbrica di Lampadine – trasmesso live sul ledwall del teatro – che si è concluso con l’atterraggio del piccolo velivolo direttamente sul palco.
Da qui è iniziato questo “viaggio” alla scoperta del percorso irto di ostacoli che ha portato i fratelli Wright al primo volo a Kitty Hawk, un avvenimento che ha cambiato la storia dell’umanità. Un’esperienza che il pubblico ha potuto rivivere grazie all’interpretazione coinvolgente di Carlo Della Santa.
Le parti recitate dall’attore toscano si alternavano con le analisi di Giampaolo Rossi che dal testo teatrale è riuscito a estrarre un distillato di suggerimenti relativi all’innovazione con l’intento di ispirare chi oggi si trova a operare all’interno delle aziende a diversi livelli.
«Questo spettacolo nasce prima di tutto perché da tempo sentivo l’esigenza di trattare un tema come quello dell’abnegazione – racconta Della Santa -. In piena pandemia desideravo occuparmi di un progetto che mi rincuorasse e mi portasse un po’ di ottimismo in un momento difficile per tutti noi. Da qui l’idea di dar vita a qualcosa di trasversale, in grado di catturare l’interesse degli appassionati di teatro, ma anche di uscire dagli spazi convenzionali della recitazione. Da qui la scelta di focalizzarmi su personaggi che avessero realizzato cose eccezionali per l’umanità e fra questi ho individuato i fratelli Wright, degli autentici campioni di perseveranza. Ho pensato da subito, perché la loro storia conteneva tutti gli elementi per farlo, di unire l’intrattenimento ai messaggi formativi, così ho iniziato a parlarne con Giampaolo Rossi, con il quale da tempo ho il piacere di collaborare. Però mi rendevo conto che in quel momento il progetto era ancora un po’ acerbo».
Decisivo per completare il processo di maturazione dello spettacolo è stato l’incontro con Villa.
«Il caso ha voluto che portassi questo monologo in una casa e che lì fosse presente Matteo – continua l’attore -. Abbiamo scoperto che proprio Giampaolo era una nostra conoscenza comune. Abbiamo così deciso di unire le forze, dando vita a qualcosa che davvero facesse incontrare arte, formazione ed esperienza aziendale».
Spiegare in azienda che un successo può essere il risultato di una somma di fallimenti non è una cosa semplice. Ma le cose cambiano se si passa attraverso la metafora e da una storia emblematica come quella dei fratelli americani considerati i pionieri dell’aviazione, come ci conferma lo stesso Villa: «Quando ho visto lo spettacolo di Carlo mi si sono illuminati gli occhi, perché in questo monologo il concetto di innovazione viene raccontato in maniera magistrale e semplice allo stesso tempo. Per esperienza diretta so quanto sia difficile fare arrivare ai manager questo tipo di messaggio, metterlo a terra».
E aggiunge: «In questo progetto il mio compito è stato quello di cercare degli ami, quegli agganci al mondo aziendale che poi Giampaolo ha sviluppato da un punto di vista narrativo e del contenuto. All’interno della storia di “Reinventiamo l’aeroplano” abbiamo provato a individuare quei temi che in genere è difficile affrontare con i manager e che la narrazione teatrale, con tutta la sua forza, aiuta a trasmettere. “Reinventiamo l’aeroplano” nasce dalla presa di coscienza che oggi l’umanità si trova ad affrontare grandi sfide e in questo scenario proprio la capacità di innovare assume un ruolo ancora più rilevante. Noi abbiamo preso le vicende dei Wright e le abbiamo collegate a un’innovazione che ci deve servire oggi per riscrivere i paradigmi di domani. Chiunque può realizzare un’invenzione, ma fare innovazione è una cosa diversa, significa saper tradurre la capacità immaginativa».
Riuscire a farlo significa creare quella discontinuità che può aiutare l’umanità a fare un balzo in avanti. Purtroppo, proprio l’immaginazione oggi è una forma di conoscenza spesso sottovalutata all’interno delle aziende. Un’iniziativa come quella ospitata da Fabbrica di Lampadine ha proprio l’obiettivo di restituirle centralità.
«Fabbrica di Lampadine – spiega Rossi – si conferma uno spazio aperto, un luogo dove si sperimenta, si provano cose nuove aggregando persone interessate ai temi dell’arte e del management, essenzialmente persone curiose. Periodicamente realizziamo dei numeri zero, come questo: un prodotto teatrale plasmato per diventare uno strumento in grado di ispirare e di formare. Uno dei punti di forza di iniziative come questa è la modularità. Uno spettacolo con inserti formativi come “Reinventiamo l’aeroplano” può essere preso da un’azienda come un momento di intrattenimento serale per il proprio team capace di generare riflessione, di accendere delle lampadine. Da qui nascono degli stimoli, ma poi serve tempo per acquisire una mentalità e quegli strumenti essenziali per assumere un approccio innovativo, da qui l’idea di sviluppare un laboratorio di innovazione dove le persone possano sperimentare e mettersi alla prova in un contesto protetto, così da misurarsi con la propria capacità innovativa».
Ma cosa ha lasciato agli artefici di questo progetto la storia dei fratelli Wright? «L’insegnamento più grande è quello di non mollare mai. Le difficoltà fanno parte del percorso dell’eroe, per cui non bisogna lasciarsi fermare», risponde Della Santa.
«Mi ha colpito il discorso degli “inutili”, quelli che ti remano contro e cercano di farti perdere la sfida mentre tu ci stai mettendo sangue e sudore – sottolinea Rossetti -. Credo che gli inutili più cattivi alberghino dentro la nostra anima, siamo spesso il nostro più grande nemico, dobbiamo combattere quella parte di noi che ci fa dire “lascia perdere”, spingendoci a desistere». Per Villa sono mille i significati che si possono leggere nella storia dei fratelli aviatori: «Emerge soprattutto la volontà di immaginare una cosa che all’epoca sembrava totalmente inarrivabile accompagnata dalla convinzione di poterla perseguire con un’incredibile ostinazione. Qualcuno ha detto “il futuro non si può prevedere, si può immaginare e portare amorevolmente a compimento” e credo che i Wright abbiano fatto proprio questo».
Ma in questa storia c’è un altro messaggio forte, come chiarisce Giampaolo Rossi: «Il successo dei Wright è anche stato propiziato dal loro legame, il fatto di essere in due li ha aiutati nelle tante difficoltà che si sono trovati ad affrontare. Questo è un insegnamento molto attuale, sono convinto che oggi da solo non vai più da nessuna parte. In questo periodo storico in cui gli imprenditori spesso si sentono tutto il peso dell’azienda sulle spalle, in cui soffrono della solitudine dei numeri uno, questa collaborazione di successo può essere sicuramente di grande ispirazione», conclude.