Touchpoint Days Engagement: progettualità a prova di Generazione T
Si è conclusa ieri pomeriggio la maratona dedicata ai Touchpoint Days Engagement, con il titolo “Punti di contatto: Senior vs Junior”.
Dagli studi di Fabbrica di Lampadine o da remoto, hanno portato il loro contributo Matteo Pogliani, Founder di ONIM e Partner e Digital Strategist di Open-Box con la creator Aurora Cavallo (@cooker.girl), Giovanna Ferrero, Strategy Director di KIWI, Alessio Maida, Sales & Marketing Director di Radicalbit, Diego Biasi, Founder & CEO di BPRESS e l’attrice e scrittrice Sandra Milo.
Due i contributi relativi a “il Punto di…”, quello di Marco Angelo Negri, Direttore Creativo e Founding Partner di PixelCrew e di Alberto Mattiello, Business Futurist. A condurre la tre giorni Laura Buraschi e Valeria Zonca, giornaliste di Touchpoint, testata dedicata all’innovazione e alla creatività per l’impresa, e l’editore Giampaolo Rossi che ha aperto tutti gli appuntamenti con le sue “pillole” di analisi.
L’orizzonte in cui ci muoviamo sta rendendo sempre più sfumate le divisioni fra generazioni. Non a caso oggi si parla di Generazione T, dove T sta per “Togetherness”. Si tratta di una “galassia” ampia che comprende giovanissimi, adulti e anziani, tutti insieme, uniti da un modo di essere e da una mentalità.
Da una parte, il bisogno di profilare in maniera sempre più precisa le audience, dall’altra l’assoluta necessità di mettere sul tavolo idee anche molto differenti tra loro per arrivare a una progettualità che sappia arrivare al consumatore. Nella maggior parte degli interventi, infatti, è stata sottolineata l’importanza di uno scambio di idee ed energie tra le varie generazioni: dal semplice stagista al top management, ognuno può contribuire a generare progetti di engagement che fanno la differenza, unendo come in un coro polifonico la curiosità, l’innovazione e la capacità di interpretare il linguaggio dei nuovi media, tipiche dei giovani, alla padronanza di governo strategico dei senior.
Rivedi la terza giornata dei Touchpoint Days Engagement 2022
Matteo Pogliani, Founder di ONIM e Partner e Digital Strategist di Open-Box
PAREGGIO
L’evoluzione e l’avvicinarsi a una maggiore maturità delle principali piattaforme che vengono usate nell’Influencer Marketing agevola una sorta di omologazione: tutte le piattaforme prima o poi arrivano a una sedimentazione di un audience simile tra loro, la stessa TikTok non è più un canale esclusivamente per giovani. Oggi Twitch ha un pubblico più giovane rispetto a Instagram, mentre YouTube ha numeri rilevanti sui kids. I creator sono figure talmente ormai normali e familiari che l’impatto che generano quando producono contenuti di qualità va a generare rilevanza al di là dell’età. Sento un po’ troppo ragionare di generazioni come se fossero prese e inscatolate ma bisogna avere maggiore attenzione verso quei cluster che condividono in maniera trasversale interessi e caratteristiche. Se scegliamo bene i creator riusciamo quindi ad avere contenuti trasversali.
Aurora Cavallo (@cooker.girl), Creator
PAREGGIO
La mia generazione ha tantissimo da imparare soprattutto sul modus operandi: lavorare con grandi aziende per me è stato super significativo dal punto di vista professionale perché entri a contatto con realtà grandissime e dimensioni che non immaginavi. Ad esempio, la brand identity, ma anche altri aspetti che da consumatore hai tutti i giorni sotto mano ma non ti rendi conto del lavoro che c’è dietro. La generazione più senior invece dovrebbe affidarsi a noi per quanto riguarda il linguaggio.
Alessio Maida, Sales & Marketing Director di Radicalbit
PAREGGIO
Ogni brand ha già una sua fascia di pubblico prediletta e alcuni brand spesso utilizzano lo stesso strumento per coinvolgere una fascia più ampia di pubblico. Anche dal lato della produzione è molto importante la collaborazione tra diverse fasce d’età, che portano diverse esperienze e competenze. Un evento di successo, anche nel social commerce, si ottiene quando si riescono a far collaborare tanti reparti diversi. Nelle aziende, chi si occupa di retail magari ha più esperienza mentre la parte dei social media è affidata a ragazzi più giovani: gli eventi migliori sono frutto della collaborazione tra team diversi. Un brand per avere successo deve riuscire a unire quello che può portare un giovane a quello che può portare una persona con più esperienza.
Giovanna Ferrero, Strategy Director di KIWI
PAREGGIO
La chiave è l’apertura, perché una generazione può essere curiosa come i giovani e la generazione junior dal senior può imparare metodologie, un approccio che non ha ancora. Un tempo c’era una gerarchia: chi aveva tanta esperienza era destinato a comandare sempre e chi era junior doveva stare zitto e ascoltare. Ora lo chiamo “il riscatto dei junior” perché loro, lavorando costantemente con le nuove piattaforme e avendo anche tanta fame di conoscenza, possono trasmetter tantissimo ai senior. Esattamente come è successo tra i brand e i social media: anziché una comunicazione top down anche sul lavoro e nelle progettualità è meglio avere un team che è più allo stesso livello – poi è ovvio che ci siano i ruoli di responsabilità – con tavoli comuni in cui ognuno può contribuire con la sua seniority o la sua freschezza: anche uno stagista che non ha mai lavorato può portare un pensiero più innovativo rispetto a chi lavora da 10 anni perché, magari, certi schemi mentali o le sue conoscenze a volte arginano le capacità di sognare o di innovare. Il vantaggio è quello di unire più menti e provare a sviluppare progetti ancora più ricchi, che poi è quello che serve alle marche per raggiungere i consumatori.
Diego Biasi, CEO & Founder di BPRESS
PAREGGIO
Funzionano i patti intergenerazionali e la collaborazione se ciascuno mette sul tavolo le proprie eccellenze. I giovani hanno l’energia e la capacità di interpretare il linguaggio che si evolve e di sposarlo in modo naturale: questo è un asset strategico. I senior hanno capacità di revisione strategica delle scelte che viene con l’esperienza e che non hai a inizio carriera. Io vedo oggi i ragazzi più smart molto attenti a quello che possono “rubare” dai loro colleghi più anziani: hanno capito che l’energia senza un governo rischia di essere meno efficiente. Abbiamo fatto sempre leva sugli stage come strumento per portare a bordo persone con una conversione in assunzioni molto alta rispetto alla media. La mia paura è nei confronti della nostra industry e del recruitment: non si trovano le persone perché questo lavoro risulta molto meno attrattivo di una volta. I ragazzi si avvicinano di più alle agenzie di digital marketing e ai social piuttosto che alle agenzie creative o di PR, viste come un’entità non chiarissima nelle sue attività di dettaglio. Con il lavoro associativo di UNA vogliamo ritornare a fare brillare di luce propria le PR che sono un’industria molto sofisticata con processi molto complessi in cui serve molta strategia e la pratica quotidiana che ti fa raggiungere i risultati.
Sandra Milo, Attrice
SENIOR
In questo momento i giovani sono meno fortunati dei vecchi, sono così incerti sul loro futuro ma anche sul presente: che cos’hanno? Quali ideali? A cosa credere? A cosa sperare? Per cosa battersi? E così anche la loro idea dell’amore è incerta: le donne hanno un atteggiamento molto duro verso l’altro sesso, la donna è sempre stata l’ultima ruota del carro e adesso giustamente vuole pari diritti, però io penso che tutto questo allontani le persone, i ragazzi e le ragazze non stanno più insieme ma sono uno contro l’altro. Ecco perché io considero l’amore un grandissimo valore: bisognerebbe fare delle scuole per indirizzare i ragazzi all’amore.