Nuovo Annuario della TV – La Televisione resiliente, il broadcasting 70 anni dopo
La televisione “tradizionale” è resiliente e innovativa.
Lo dimostrano i dati presentati nell’Annuario della TV 2023, lo strumento che riassume tutte le tendenze di un anno di televisione, realizzato, col patrocinio di AGCOM, da CeRTA di Università Cattolica con i più autorevoli partner dell’industria e della ricerca (Auditel, APA, Sensemakers, Nielsen, Comscore, eMedia, UPA, Confindustria Radio Televisioni).
I principali dati dell’Annuario 2023 sono stati presentati da Massimo Scaglioni (Direttore CeRTA) e Fabrizio Angelini (Ceo Sensemakers) nell’evento organizzato presso l’Università Luiss Guido Carli a Roma.
I dati, oltre che in volume, saranno disponibili e consultabili sul nuovo sito www.annuariodellatv.it
Sono oggi 25 milioni i soggetti che ogni mese guardano i contenuti televisivi attraverso una Smart TV connessa, 32 milioni se si aggiungono coloro che utilizzano device esterni (più della metà della popolazione) e, con l’ulteriore crescita delle TV connesse nelle case degli italiani, ci si aspettava un contraccolpo per le reti lineari e una “fuga” nel consumo di contenuti sulle piattaforme. Ma questo non è avvenuto: da quanto è stato misurato, a maggio 2022, il cosiddetto “ascolto non riconosciuto” (che comprende browsing, gaming e consumo in streaming sulle piattaforme, non riconducibile ai canali tradizionali) è bloccato a meno del 20% del consumo complessivo.
Quest’anno, confrontando periodi omogenei (maggio/novembre 2022 e 2023), con la misurazione della Total Audience (ovvero la fruizione di contenuti televisivi che si consumano attraverso device collegati in rete, come smartphone, tablet, pc), è stato rilevato che l’ascolto medio dei contenuti televisivi è cresciuto dell’1,4% rispetto al 2022, soprattutto grazie al fatto che molti italiani iniziano a consumare contenuti VOD degli editori televisivi: resilienza, dunque, e innovazione.
In particolare, il dato dell’ascolto complessivo (intero giorno) 2023 (maggio-novembre) è di 7.450.000 spettatori medi, contro 7.344.000 del 2022. Sul dato 2023 pesa un 5% di ascolto in total audience.
“La resilienza della tv si deve intendere come capacità di produrre una quantità di contenuti di qualità (ovvero capaci di generare attenzione e interesse), oltre che di generare ritualità e appuntamenti. Se misuriamo la quantità di contenuto originale unscripted (di intrattenimento) prodotto in Italia (oltre 17mila ore nella stagione), che costituisce la colonna vertebrale dell’offerta, si comprende bene che il contenuto è la vera forza del broadcasting” afferma Massimo Scaglioni, Direttore CeRTA – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi.
Utile non soltanto analizzare i grandi titoli di successo della stagione (Classifica A), ma anche i titoli più in grado di generare ascolti “incrementali”, soprattutto on-demand (Classifica B).
Classifica A. I più visti della stagione 2022-23 (ad esclusione degli eventi sportivi)
- 73esimo Festival di Sanremo (10,6 milioni)
- Le indagini di Lolita Lobosco (5,3 milioni)
- L’anno che verrà (5,1 milioni)
- Fiori sopra l’inferno (4,8 milioni)
- Mina Settembre (II) (4,7 milioni)
- Tg1 Sera (4,7 milioni)
- Affari tuoi (4,6 milioni)
- Soliti Ignoti (4,5 milioni)
- C’è posta per te (4,4 milioni)
- Che Dio ci aiuti 7 (4,3 milioni)
Classifica B. I più visti della stagione in “Total audience” (streaming): Top 3 per editore
Rai: Mare Fuori (163 milioni di stream); Il paradiso delle signore (71,5 milioni di stream); Sanremo (35,2 milioni di stream)
Mediaset: Grande Fratello Vip (237 milioni di stream); Amici (125 milioni di stream); Uomini e donne (115 milioni di stream)
La7: La7 Intanto (43,7 milioni di stream); Non è l’Arena (20,5 milioni di stream); Di martedì (13,5 milioni di stream)
Discovery: Matrimonio a prima vista (1,9 milioni di stream); Fratelli di Crozza (1,2 milioni di stream); Primo Appuntamento (0,8 milioni di stream)
La televisione è resiliente e innovativa
Da molti anni il quadro interpretativo sull’evoluzione del sistema dei media ruota attorno all’idea di un progressivo superamento della Tv tradizionale, della Tv come l’abbiamo iniziata a conoscere 70 anni fa, precisamente dal 3 gennaio del 1954. L’analisi ravvicinata di questi anni di cambiamento sviluppata negli Annuari smentisce, però, questa interpretazione.
Il mezzo televisivo – in particolare il broadcasting – più che essere superato e «messo in pensione» – ha incrociato e fatto proprie una serie di dinamiche fortemente innovative: quello della “Total TV” è il quadro di un sistema televisivo in cui le tradizionali forme della sincronizzazione proprie del broadcasting (in primis l’offerta del palinsesto) convivono in modalità sempre più complementare e simbiotica con le nuove opportunità della de-sincronizzazione, della personalizzazione della fruizione, della frammentazione e segmentazione delle audience, che è stato tipico della nascita e dell’affermazione dello streaming e, più in generale, delle piattaforme.
“I broadcasters stanno dimostrando una buona capacità di innovazione rispetto ai cambiamenti tecnologici e dei comportamenti di visione. La fruizione digitale dei loro contenuti è in costante crescita e sono riusciti a generare nuove forme di ritualità del consumo e di fidelizzazione degli spettatori sfruttando le piattaforme social e la diversificazione della distribuzione” dichiara Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato Sensemakers.
I dati confermano la resilienza del broadcasting
Nel maggio del 2022 è stata introdotta da Auditel la misurazione del cosiddetto ascolto non riconosciuto (che – insieme ad altre tipologie come browsing e gaming – include anche quello relativo ad OTT e streamers). La resilienza del broadcasting appare chiara da questi dati: si osserva che la percentuale del traffico non riconosciuto negli ultimi 18 mesi non è cresciuta né rispetto al totale TV né rispetto all’universo dei possessori di smart TV
Insomma, la forte spinta di innovazione tecnologica, che ha portato per esempio la Smart TV (o Televisione connessa) ad essere presente in un numero sempre più crescente di famiglie, non ha condotto all’esito, che poteva essere immaginabile, di un ridimensionamento del consumo lineare legato al broadcasting.
Quattro ragioni della resilienza del broadcasting: quantità, qualità, ritualità, innovazione
Come spiegare le ragioni della persistente centralità del broadcasting in questo 2023 che si poteva annunciare come un anno di perdita di terreno della televisione alla luce del sempre più mutato contesto?
Nell’Annuario della TV 2023 si possono rintracciare le quattro ragioni di questa resilienza: quantità, qualità, ritualità, innovazione:
- Quantità: nel nuovo ecosistema della Total TV, dove broadcasting e streaming convivono simbioticamente, fra i due mondi permangono ovviamente delle differenze importati in termini di quantità, tanto dell’offerta quanto del consumo. La quantità del contenuto originale prodotto è la prima ragione della capacità del broadcasting di mantenere la sua centralità. Se misuriamo la quantità di contenuto originale unscripted (di intrattenimento) prodotto in Italia (oltre 17mila ore nella stagione), che costituisce la colonna vertebrale dell’offerta, si comprende bene che il contenuto è la vera forza del broadcasting. È in ragione della quantità di contenuto che il broadcasting mantiene una capacità di raggiungere una reach incomparabilmente più elevata per esempio delle piattaforme SVOD. Nel giorno medio di ottobre 2023, per esempio, l’aggregato dei 5 principali broadcaster raggiunge 37,5 milioni di individui per una reach pari al 92% contro una reach cumulata di AVOD e SVOD (queste sono nostre stime) del 33%.
- Qualità: importante tenere in considerazione in primo luogo un criterio di qualità che sia coerente col contesto della nuova Total TV, cioè la capacità dei prodotti di rompere le mura del palinsesto (connettendo dunque broadcasting e streaming) e di diventare oggetto di discussione, di passaparola e di «ricercabilità» ora che la Total TV rende perfettamente disponibile e reversibile il palinsesto. La misurazione della Total Audience Auditel ha mostrato come alcuni prodotti distribuiti linearmente sui palinsesti riescono a generare, già oggi, una “ricercabilità” consistente fuori dal palinsesto, attraverso lo streaming VOD. I casi più importanti sono noti: prodotti come Mare Fuori, che genera oltre 160 milioni di stream erogati (LS), prodotti come Amici, che genera a fine stagione 125 milioni di stream, talk come Di martedì o Piazzapulilta che producono più di dieci milioni di stream nella stagione, o prodotti come Fratelli di Crozza, con oltre 1 milione di stream.
- Ritualità: la televisione è nata come una forma di ritualità. 70 anni fa con Lascia o raddoppia o con Campanile Sera si generavano le prime forme della ritualità, legate alla capacità del broadcasting di sincronizzare il consumo, di generare un consumo condiviso. Oggi possiamo parlare di una “ritualità reloaded”. Si tratta di una ritualità sincronizzata ai social media che evidenzia la capacità del contenuto TV non solo di sincronizzare, ma di generare engagement, like, tweet, condivisione… Se facciamo 100 tutte le interazioni che avvengono sui social media al netto degli influencers, quelle che si generano a partire da contenuti TV sono nel 2023 quasi il 20%. E dunque anche in questo caso la televisione ha ritrovato un modo per generare una ritualità al tempo dei social, come dimostrano i diversi programmi e brand, dei diversi editori, definiscono forme di sincronizzazione “reloaded”.
- Innovazione: le più urgenti aree di innovazione che attendono editori e broadcaster nel corso dei prossimi mesi e anni hanno a che fare con la necessità di adattare ancora meglio il broadcasting al nuovo scenario della Total TV. In particolare, diventeranno sempre più cruciali tre sfide:
- migliorare i sistemi di profilazione e raccomandazione delle piattaforme VOD degli editori per valorizzare meglio l’ampia library di contenuti e i brand digitali dei broadcasters;
- valorizzare forme di consumo digitale di contenuti diversificati, in particolare grazie alla diffusione sempre maggiore di SmartTv connesse: non solo contenuti long form che vengono “recuperati” nella modalità catch-up, che abbiamo visto essere così rilevante; ma anche prodotti originali digitali in formati differenziati, per esempio in formati clip. Questa sfida comporta una ridefinizione dell’identità stessa dei broadcaster (e delle loro strutture organizzative) sempre più chiamati a diventare editori multimediali a 360 gradi;
- ridefinire e migliorare le strategie e gli assetti organizzativi per la produzione, la coproduzione, il licensing e la distribuzione digitale dei contenuti in una fase cruciale di riassetto del mercato, trovando forme inedite di competizione/collaborazione con le piattaforme che presidiano il mondo digitale.