Nasce SBAM, la nuova agenzia creativa di JAKALA all’insegna della “Radical simplicity”
A guidarla è il CEO Stefano Pagani
È stata presentata ieri a Milano SBAM, la nuova agenzia creativa frutto dell’unione tra un team di professionisti nel mondo creativo e JAKALA, gruppo internazionale leader nel marketing data – driven.
Grazie a un DNA digitale e un taglio innovativo, SBAM si presenta sul mercato con un mindset imprenditoriale, che l’agenzia definisce come la capacità di “far accadere le cose” in maniera semplice, veloce e funzionale.
Tra attività social, campagne, branded entertainment e influencer marketing, SBAM conta, ad oggi, più di 25 clienti, di cui il 70% già clienti JAKALA, oltre a un team di 50 professionisti creativi e altre 10 persone che, a breve, entreranno nella squadra.
Stefano Pagani, CEO di SBAM, dichiara: «Con questa nuova sfida vogliamo dimostrare che è possibile creare un’agenzia creativa agile, fresca, brillante ma che allo stesso tempo punti a volumi importanti, a clienti strutturati e a sfide ambiziose. JAKALA è il miglior partner possibile per realizzare questo tipo di progetto: per quanto l’azienda oggi conti 520 milioni di euro di ricavi e oltre 3.000 dipendenti, la governance e la cultura rimane di tipo imprenditoriale, il che concede visione di lungo periodo, velocità di azione e grande affinità col mio modo di essere e di pensare».
La filosofia di SBAM è racchiusa nel termine “Radical Simplicity”, in quanto la semplicità viene interpretata come la più alta forma di creatività. L’obiettivo del team è proprio quello di semplificare i processi che legano i clienti alle agenzie con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per esprimere l’anima dei brand. L’AI e la creatività diventano, di conseguenza, gli strumenti che consentono il connubio tra la semplicità e la massima visibilità dei marchi, con il fine di immergere il brand all’interno della cultura popolare.
Samanta Giuliani, Managing Partner di SBAM commenta: «Siamo in un’epoca in cui il ruolo e la struttura delle agenzie creative sente la pressione di un’Intelligenza Artificiale sempre più presente nei processi e nei desideri delle aziende. Le risposte possibili alle necessità dei clienti sembrano infinite, c’è un tool per qualsiasi esigenza. Ecco, è proprio in questo contesto che torna a emergere con chiarezza il vero ruolo di un’agenzia creativa: in un mondo pieno di risposte, bisogna saper portare al tavolo le domande giuste, e le professionalità adatte a porle; e così l’Intelligenza Artificiale e il dato non fanno più paura. Al contrario, diventano alleati preziosi per rendere ancora più puntuale la delivery e lasciare più spazio al vero valore aggiunto che un’agenzia creativa come SBAM sa dare: il pensiero laterale, umano, e il DNA imprenditoriale. Per fare non solo comunicazione, ma vero e proprio business creativo assieme».
La creatività diventa quindi una lingua, un mediatore culturale tra discipline diverse, per trovare un punto di contatto tra i clienti e l’agenzia.
Jenny Nieri, Managing Partner, aggiunge: «Per noi quello della creatività non è un silos, o un verticale: è un linguaggio, una grammatica che bisogna conoscere per saper parlare. A partire dal processo stesso con cui viene sviluppato, tra agenzia e cliente, ma anche tra consulenza e agenzia creativa. Meno etichette e sovra-strutture, più spazio alle idee, alla contaminazione, alla voglia di ascoltare e di avere al tavolo punti di vista che possono arricchire davvero il progetto, non semplicemente eseguirlo».
Per SBAM la cultura – nella sua accezione più pop – gioca un ruolo cruciale.
«La nostra industry è troppo ripiegata su se stessa, e questo porta a un generale appiattimento delle idee, cosa che allontana le persone dalla comunicazione dei brand. Il fatto che la gente sia disposta a pagare un abbonamento premium per non essere interrotta dalla pubblicità ci mostra quanto sia urgente rifocalizzare il ruolo del pensiero creativo, spesso ancora fermo ad approcci Tv-centrici pigramente replicati sui social, o distratto da luccicanti ma futili premi di settore. Oggi più che mai dobbiamo ridare alla creatività il suo vero significato di lateral intelligence, la sua vera funzione di business problem solver» spiega Luca Grelli, Chief Creative Officer, con una carriera creativa internazionale che lo ha portato a Tokyo, New York e Amsterdam in agenzie leggendarie come la W+K delle iconiche campagne di NIKE.
«Barbie insegna – prosegue Grelli -. Ridare alla creatività il suo formidabile ruolo di acceleratore di business oggi passa inevitabilmente dall’immergere i brand nella pop culture, nel pensare in termini di branded entertainment, in cui i brand si lasciano contaminare da ogni tipo di linguaggio pop, dal cinema alla musica, a tutto quanto diventa trend anche solo per un giorno».
Samanta Giuliani riassume con una metafora la visione della nuova sigla creativa: «Se interpretiamo l’AI come un vasto cielo stellato apparentemente confusionario, la creatività diventa lo strumento che unisce i punti per creare una costellazione, quindi una strada da seguire e intraprendere in direzione del raggiungimento di tutti gli obiettivi».