Qualità della vita più importante dello stipendio, ma contro il carovita si deve fare di più: l’indagine di Randstad 2024 sull’attrattività dei datori di lavoro
Stipendio o qualità della vita? Entrambi, ma per gli italiani la seconda conta più del primo. Ad affermarlo, è l'Employer Brand Research 2024, l'indagine curata da Randstad, la multinazionale olandese specializzata in ricerca, selezione e formazione delle risorse umane, che analizza l'attrattività dei datori di lavoro in 32 Paesi in tutto il mondo.
Lo studio si basa su un sondaggio indipendente, condotto su un campione di oltre 170 mila persone, selezionate tra persone di età compresa tra i 18 e i 64 anni. Di queste, molte sono dipendenti delle oltre seimila aziende incluse nella ricerca, anche se sono stati intervistati anche inoccupati e studenti.
Per individuare i datori di lavoro ideali, si sono prese in considerazione 150 aziende conosciute da almeno il 10% della popolazione. A tutti gli intervistati è stato chiesto di fornire la propria “top five” di valori, sui sedici complessivi proposti dagli intervistatori, che li hanno spinti – o li spingerebbero – a scegliere un datore di lavoro anziché un altro.
Come per lo scorso anno, anche nel 2024 i potenziali dipendenti italiani – pari a poco più di 6.700 persone – hanno attribuito la prima posizione a “equilibrio lavoro-vita privata”; al secondo si è piazzata “l’atmosfera di lavoro piacevole”; al terzo la “retribuzione e benefits interessanti”, poi la “sicurezza del posto di lavoro”, infine la “progressione di carriera”.
Interessante è poi notare come la ricerca abbia riscontrato differenze nella cinquina scelta dal campione mondiale nel suo complesso e da quello europeo: nel primo caso, all’ultimo posto è entrato il tema nella Diversity e della Inclusion, mentre nel secondo chiude la top five la “financially healthy”.
Insomma, è come se per gli italiani l’attrattività di un datore di lavoro guardasse innanzitutto alla capacità di quest’ultimo di fornire, per così dire, i “fondamentali”, tanto è vero che continua ad essere alta la percentuale di chi vorrebbe cambiare lavoro a causa della “retribuzione troppo bassa”, in particolare tra le donne e tra chi ha un livello d’istruzione più basso.
Al contrario, gli esponenti della GenZ e le persone con un livello d’istruzione più elevato desiderano un maggiore equilibrio vita-lavoro e, soprattutto tra i più giovani, si dà particolare importanza al concetto di equità rispetto alle altre generazioni.
Non molto positivo è inoltre il giudizio espresso dagli intervistati italiani sugli aiuti offerti dalle aziende per aiutarli ad affrontare il carovita: ben il 45% del campione sostiene di non aver ricevuto alcun supporto dal proprio datore di lavoro.
Altrettanto non rosea è la visione che i lavoratori italiani nutrono sulla capacità delle aziende di fornire adeguata formazione utile allo sviluppo della propria carriera, mentre non sembra fare paura l’avvento dell’intelligenza artificiale. Quest’ultima, infatti, nella percezione del campione, al momento non sembra aver inciso né sulle mansioni né sui posti di lavoro attualmente offerti dal mercato.
Nel complesso è poi ottimistica la percezione di come l’AI inciderà in futuro: per il 33% del campione italiano il suo utilizzo porterà un miglioramento nella propria vita, mentre per il 47% non vi sarà alcun cambiamento significativo, contro un 20% che, invece, prevede un peggioramento.
In ogni caso, per contrastare i rischi prodotti dal binomio carovita-bassi stipendi, gli italiani hanno cambiato lavoro o stanno per farlo nel 36% dei casi. La percentuale lascia trasparire l’attenzione che i nostri connazionali dedicano ai datori di lavoro più capaci di venire incontro ai bisogni dei propri dipendenti.
Incrociando i risultati, è stato così possibile assegnare il Randstad Employer Brand 2024 alla Ferrari. L’azienda di Maranello si è infatti mostrata la più attrattiva per oltre il 70% del campione italiano, in termini di solidità finanziaria, reputazione e sicurezza del lavoro a lungo termine.
<<Siamo felici di ricevere questo premio>>, ha dichiarato Michele Antoniazzi, Chief Human Resources Officer di Ferrari, che ha ribadito il proprio impegno nel garantire ai propri dipendenti <<le stesse opportunità di crescita professionale basandoci esclusivamente sul merito>>. Il riconoscimento di Randstad motiva l’azienda di Maranello, ha aggiunto Antoniazzi, <<a proseguire i nostri sforzi per un ambiente di lavoro inclusivo e gratificante per tutti>>.
Un obiettivo del genere è del resto in linea con i propositi degli organizzatori della ricerca, come ha precisato Marco Ceresa, Group Ceo di Randstad: <<Secondo la nostra indagine – ha detto Ceresa – gli italiani oggi ricercano in un nuovo lavoro soprattutto benessere e conciliazione con la vita personale, anche se l’aspetto economico è tutt’altro che secondario in un contesto di forte inflazione>>.
Ulteriori divergenze, ha aggiunto il Ceo, emergono tra le aspettative di uomini e donne e tra generazioni differenti, <<a dimostrazione delle diverse dinamiche in evoluzione nelle organizzazioni – ha concluso Ceresa – che i datori di lavoro devono analizzare con attenzione per adattare strategie di reclutamento, fidelizzazione e sviluppo dei talenti>>.