Felicità al lavoro, un sogno ancora irraggiungibile: la ricerca dell’Osservatorio HR della Polimi

Non si ferma la ricerca della felicità nei lavoratori italiani, ma cresce anche il numero di quelli che si sono pentiti di avere cambiato impiego pur di ottenerla. Lo sostiene l'Osservatorio HR Innovation Practice della Scuola di Management del Politecnico di Milano, nell'indagine realizzata in collaborazione con BVA Doxa, che ha individuato appena un 9% di persone che dichiarano di avere benessere psicologico, relazionale e fisico nei propri luoghi di lavoro. Solo il 5%, quelli che si sentono davvero "felici" al lavoro.

Un lavoratore su tre si è assentato almeno una volta all’anno a causa di ansia o stress, problematiche alle quali solo un’azienda su due sarebbe stata capace di offrire adeguato supporto.

Conseguenze di un simile “mismatch” sono, da un lato, un 42% di lavoratori che da inizio 2024 ha deciso di cambiare lavoro o lo sta per fare e, dall’altro, il fatto che ben l’88% delle aziende italiane ha faticato nell’ultimo anno ad assumere nuovo personale.

Nelle motivazioni di chi ha cambiato posizione, è salita al primo posto la ricerca del proprio benessere fisico e mentale. Un desiderio che si è tuttavia trasformato in una chimera per una parte significativa del campione analizzato a distanza di solo un anno dalle dimissioni.

I dati dell’Osservatorio riscontrano infatti un 56% di “delusi” dal nuovo impiego nel 2024, con un incremento di 37 punti percentuali rispetto al 2023.

Secondo l’Osservatorio, restano invece stabili i “quiet quitter”, ossia i lavoratori che svolgono le loro mansioni facendo il minimo indispensabile, mentre aumentano, e non di poco, i “job creeper”, ossia le persone che non riescono a smettere di lavorare nemmeno nel tempo libero.

Per questi ultimi la percentuale è balzata nell’ultimo anno dal 6 al 13%, un fenomeno che con gli altri svela la presenza di un sommovimento in atto nel mondo del lavoro, prodotto dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale.

Quanto l’AI inciderà sui lavori del futuro non è ancora chiaro, visto che, al momento, solo il 3% dei lavoratori l’ha utilizzata in maniera continuativa, anche se, secondo l’Osservatorio, già il 24% delle loro mansioni potrà essere svolta con l’intervento di soluzioni di AI generativa.
Un lavoratore su due si dice poi preoccupato della precarizzazione ulteriore connessa all’uso continuativo dell’AI.

Mariano Corso

C’è però anche una piccola quota di ottimisti, pari al 22%, che vede nell’AI un’alleata utile a sviluppare nuove competenze e, magari, a lavorare meno.
Di vera e propria rivoluzione in corso parla espressamente Mariano Corso, il responsabile scientifico dell’Osservatorio HR Innovation Practice, che così commenta i risultati principali della ricerca: <<Se in passato il lavoro era il centro delle aspirazioni e dei progetti di autorealizzazione per crescere anche di ruolo e status sociale, ora la fragilità del futuro sembra spingere le persone soprattutto a stare bene qui ed ora>>.

Nel lavoro di oggi si cerca insomma <<benessere economico e mentale>>, prosegue Corso, che prefigura un nuovo approccio al lavoro <<orientato alla felicità, che preveda insieme giusto riconoscimento, flessibilità, work-life balance, inclusione, valorizzazione, employability>>.

Martina Mauri

Cruciale è quindi <<progettare nuovi modelli organizzativi incentrati su un purpose capace di dare al lavoro un nuovo significato>>, aggiunge Martina Mauri, Direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice. Per la ricercatrice è, ad esempio, importante impegnarsi nella sostenibilità: <<La percentuale di felici al lavoro – precisa Mauri – sale al 24% nelle aziende in cui le persone sono coinvolte in iniziative sostenibili>>. Essenziale è poi vedere nell’Intelligenza Artificiale un <<alleato prezioso>>, che potrebbe <<mitigare il problema della mancanza di personale automatizzando compiti ripetitivi e riducendo la dipendenza da competenze specialistiche>>. Dall’altro, conclude la direttrice dell’Osservatorio, con l’AI si possono <<ridisegnare ambienti organizzativi, migliorando il benessere e rendendo le organizzazioni più attrattive>>.

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