Brand “in ascolto” con L’Eco della Stampa. Intervista al Marketing Manager Pietro Biglia
Il digital audio sta rivoluzionando il panorama della comunicazione e del marketing, offrendo nuove opportunità per coinvolgere e raggiungere il pubblico. Con l’ascesa di podcast, streaming musicale e pubblicità audio personalizzate, le aziende possono creare esperienze sonore immersive che catturano l’attenzione e rafforzano il legame con i consumatori.
L’Eco della Stampa, leader italiano nel campo del media monitoring, ha da poco introdotto i podcast fra le fonti di informazioni monitorate. Di questo passo abbiamo parlato con Pietro Biglia, Marketing Manager de L’Eco della Stampa.
Come ha influenzato la decisione di includere i podcast nelle vostre rassegne stampa l’evoluzione del consumo di media da parte del pubblico?
Abbiamo imparato a comprendere la rilevanza di questo nuovo strumento grazie ai feedback dei nostri clienti ed osservando la crescente popolarità che i podcast stanno riscuotendo, specie quelli realizzati dai giornalisti. I podcast sono diventati uno strumento fondamentale per le aziende perché possono concorrere al raggiungimento di più obiettivi, come ad esempio la creazione di Brand Awareness e Brand Reputation. Essendo dei momenti di vero approfondimento e dialogo, slegati da qualsiasi aspetto grafico che ne possa mutare l’efficacia, essi rappresentano un mezzo ideale per comunicare l’identità, la mission e valori del marchio in modo chiaro, immediato ed attraente. La totale assenza di pubblicità all’interno del contenuto è un altro aspetto che attrae il comunicatore verso un mezzo come quello del podcast, in quanto la visibilità organica sui media rimane la “cartina tornasole” per misurare la percezione di qualsiasi realtà.
Quali sono state le principali sfide tecniche e logistiche nell’integrare il monitoraggio completo del parlato nei podcast?
L’aspetto più innovativo è senza dubbio l’adozione della tecnologia di speech-to-text, la trascrizione automatica del parlato in testo scritto. Questo approccio, insieme con l’opportunità di collaborare con Will Media e Chora Media fin da subito, dimostra che consideriamo i podcast una fonte di informazione di serie A. Proponiamo l’aggiunta di questo mezzo di comunicazione tra le fonti di monitoraggio ai nostri clienti per metterli nella condizione di vigilare a 360 gradi sulla propria reputazione e per comprendere al meglio i contesti in cui operano.
Quali feedback avete ricevuto dai clienti riguardo all’inclusione dei podcast nel monitoraggio dei media?
Partiamo dal presupposto che i nostri clienti sono abituati a considerare le citazioni su ogni media come rilevanti per la loro attività e quindi meritevoli di essere inserite in rassegna, a prescindere dal mezzo informativo. Quindi ci siamo attrezzati per rispondere a questa richiesta, consapevoli che monitorare specifici format di podcast sarebbe stata una sfida non solo interna, ma anche verso un approccio fino ad ora consolidato che tendeva a sminuire il peso di questo mezzo a favore dei mass-media che da anni dominano il panorama mediatico per numeri e istituzionalità. Ma per noi è stato molto piacevole scoprire che, a pochi giorni dal lancio in test della nuova funzionalità di monitoraggio, vari clienti avevano notato le loro citazioni all’interno di podcast molto popolari e ci hanno subito esternato il loro entusiasmo, chiedendoci maggiori informazioni e quale fosse il panel di podcast coperto.
Quanto sono importanti per voi le partnership e in che modo la collaborazione con Chora Media e Will Media ha arricchito il vostro servizio di monitoraggio?
Le partnership sono estremamente importanti per la nostra crescita, come azienda ma soprattutto per le persone che lavorano per L’Eco della Stampa. Il primo esercizio è l’individuazione di interessi e sfide comuni perché solo da lì nascono gli obiettivi delle partnership. Non sempre funzionano e non in tutti i casi ha senso avviare una collaborazione, ma è sempre utile chiedersi se è possibile realizzare sinergie con altre realtà leader in settori diversi dal proprio. Chora Media e Will Media sono dei pionieri del settore ed è un vero piacere collaborare con dei team giovani che condividono con noi la passione per l’informazione di qualità veicolata in modo cross-mediale e innovativo.
Quali impatti prevedete che questa novità avrà sul futuro del media monitoring?
Altre società nel mondo monitorano i podcast, ma lo fanno in modo più superficiale ricercando le keyword solo nel titolo. Noi monitoriamo l’intero contenuto anche perché siamo certi che i podcast in rassegna siano contenuti di altissima qualità avendo avuto l’opportunità di collaborare da subito con i leader del settore in Italia. Sarà interessante vedere se altre società di media intelligence, non necessariamente in Italia, ci seguiranno nella scelta di dare maggiore rilevanza a questo mezzo perché significherà che, grazie all’ascolto dei nostri clienti, avremo anticipato un trend.