“From Heritage to Future”: Lamborghini e Black Mongoose premiate ai Touchpoint Awards Engagement

Nella nostra intervista Valentina Monopoli, Founder & Creative Director dell’agenzia, ci racconta i punti di forza del progetto realizzato per la casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese

La mostra “The Future Began in 1963”, che nel 2023 ha aperto le celebrazioni per il 60° compleanno di Lamborghini, si è aggiudicata il Premio Touchpoint “From Heritage to Future”, consegnato in occasione della cerimonia di premiazione dei Touchpoint Awards Engagement. Come siete riusciti a rimodellare gli spazi dello storico museo del brand, presso la sede di Sant’Agata Bolognese, per condensare al meglio una storia che parte da lontano, ma che da sempre ha avuto una forte propensione al futuro? 

Il nostro pensiero progettuale, condiviso fin dall’inizio con il cliente, è stato quello di aprire gli spazi e renderli visibili anche dall’esterno, adottando un approccio più contemporaneo. 

L’obiettivo era comunicare in modo omogeneo ai diversi pubblici del museo, visitatori esterni, clienti, aziende partner, dipendenti e management. Questo pensiero ci ha condotto a lavorare, insieme al nostro designer Riccardo Lattuada, sul bianco, sulla luce, sugli spazi aperti e sulle grandi finestrate che lo circondano. Pulizia e apertura dove al centro emergono le auto, il passato e il presente del brand. 

Emanuele Camerini e Valentina Monopoli

Quali sono stati gli elementi che hanno guidato la scelta dei contenuti e degli allestimenti espositivi per raccontare la storia di Lamborghini?

L’esperienza al museo è l’elemento al centro del dialogo tra brand e individuo. Non volevamo un percorso didattico o da museo-chiodo parete. Proprio per questo abbiamo voluto subito all’ingresso la parete della timeline che accoglie i visitatori con le grandi date retroilluminate. Questo è l’unico punto informativo, che abbiamo reso in ogni modo esperienziale. L’esposizione poi segue un principio semplice: al piano terra le auto storiche del marchio e al piano superiore i modelli più moderni. 

Le informazioni sulle auto sono trattate come i moderni musei contemporanei, su piccoli supporti informativi posti alle colonne. Nessuna grafica alle pareti, nessun contenuto in più, per non spostare l’attenzione sull’esperienza di vivere l’atmosfera del brand. 

 

Quali innovazioni tecnologiche o metodologiche avete introdotto nel progetto del museo per rendere l’esperienza dei visitatori più immersiva e coinvolgente?

Il progetto illuminotecnico è sicuramente il punto di forza del progetto: funge per prima cosa come trait d’union tra il piano terra e il primo piano, creando una sinergia visiva tra l’esposizione della auto storiche e quelle contemporanee.
La luce è protagonista, sia quella naturale che quella di tutti i corpi illuminati che abbiamo integrato all’impianto esistente e creando attenzione ed evidenziando le auto. Ovviamente non mancano un ledwall, su cui spiccano i contenuti di brand e di prodotto, e un simulatore che diverte sempre tutti. 

Come avete impostato la collaborazione fra azienda e agenzia per assicurarvi che la mostra riflettesse fedelmente i valori e la visione del brand?

Abbiamo lavorato a quattro mani con il team interno di Emanuele Camerini, responsabile del Museo Lamborghini, e il team marketing di Lamborghini, per cogliere le esigenze del brand.

In questa occasione di celebrazioni l’obiettivo del progetto allestitivo era celebrare i 60 anni del brand, dando uno sguardo al futuro dell’azienda. Le due anime dovevano poter convivere all’interno di uno spazio museale.

Il visitatore doveva cogliere e modellare la propria esperienza con la marca in modo personale: questo è stato l’obiettivo condiviso e perseguito da tutti.

 

Si può dire che un’operazione come “The Future Began In 1963” contribuisce a rafforzare il senso di comunità aziendale? Perché?

Non dimentichiamoci che il museo è situato tra la storica palazzina della sede di Sant’Agata e i nuovi building della sede di Lamborghini. Per questo non è solo visitato dai visitatori esterni, ma è un crocevia dei flussi dei manager che lo attraversano quotidianamente. Il museo viene inoltre utilizzato anche internamente per meeting, eventi, workshop. E non ultimo, è ben visibile sulla strada percorsa ad ogni ora dal traffico locale. Ecco perché per noi, proprio nell’occasione dei 60 anni, era doveroso renderlo attraente a tutti. 

Dopo il nostro intervento, il museo è utilizzato molto di più dai vari team interni come location per meeting, eventi aziendali, workshop e attività di pubbliche relazioni, e questo ci riempie di soddisfazione. Una curiosità che ci hanno riferito: il museo, grazie alla sua illuminazione, è diventato un punto di riferimento per chi passa in auto la sera, oltre all’aspetto scenografico con le auto esposte che spiccano al buio grazie al progetto di light designer che abbiamo curato. Direi che questo è un bel risultato, merito soprattutto di tutto il team dell’agenzia e in particolare di Marta Marini, Senior Account di Black Mongoose, Eleonora Trevisan, Senior Project Manager di Black Mongoose, e Silvia Giordano, Art Director, che hanno contribuito alla sua realizzazione. 

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