FLANEREEL – Sulle nuove rotte del turismo (veneto)

La rubrica di divagazioni sul marketing turistico e sulle strategie di brand a cura di INova

L’esplorazione delle destinazioni venete, con i loro diversi modelli di governance, ha alimentato alcune interessanti riflessioni sul futuro del Destination Management in Italia, che abbiamo condiviso con Enrico Ferrero, Amministratore Delegato di Ideazione srl, parte della rete DEDE Destination Design insieme a Studiowiki e Itur.

Il Leone di San Marco, simbolo del Veneto – rielaborazione a cura di Valeria Morando, Studiowiki

In primis, osserviamo che, sebbene la forma di governance più adatta dipenda dalle caratteristiche specifiche del territorio, la collaborazione pubblico-privata rappresenta una soluzione efficace per gestire una destinazione turistica. Questo tipo di governance permette infatti di integrare visioni, interessi e competenze sia della sfera pubblica che di quella privata, creando un equilibrio che favorisce la pianificazione strategica a lungo termine. 

«Il successo di una destinazione dipende da una serie di fattori, tutti tra loro strettamente correlati e l’uno inevitabilmente dipendente dall’altro: visione, strategia, governance, pianificazione, risorse» sostiene Ferrero.

La collaborazione pubblico-privata è cruciale per affrontare le sfide attuali del settore turistico: non solo consente di superare i limiti imposti dai cicli politici, garantendo continuità, ma permette anche di diversificare le risorse finanziarie e di perseguire la sostenibilità economica in modo più efficace. La componente privata, infatti, introduce dinamiche imprenditoriali che aiutano a ridurre la dipendenza dalle risorse pubbliche, rendendo la gestione più efficiente.

Inoltre, una governance ben strutturata e orientata al lungo periodo è essenziale per prevenire problemi come l’overtourism e per promuovere una gestione più equilibrata dei flussi turistici. La destagionalizzazione rappresenta una strategia potenzialmente efficace, ma richiede una forte sinergia tra gli attori pubblici e privati per essere implementata con successo.

Infine, è importante considerare l’evoluzione del ruolo delle DMO (Destination Management Organizations), che in futuro dovranno assumere un approccio più ampio, per migliorare non solo l’offerta turistica, ma l’intero ecosistema territoriale. Tuttavia, in Italia, questo modello è ancora in fase di sviluppo, e c’è un gap da colmare rispetto ad altre realtà europee, che rischia di farci perdere competitività, anche rispetto a un tema centrale e trasversale del turismo e dello sviluppo di territori in generale come quello della sostenibilità.

«Bene che se ne parli, bene che ci sia molta attenzione, bene che si facciano delle sperimentazioni, perché le sperimentazioni si stanno facendo, ma ancora una volta è tutto un tema di governo di una destinazione, tutta una questione di saper affermare sui territori degli organismi che facciano politica e sviluppo di destinazione in maniera continuativa, senza soluzione di continuità e sul lungo periodo» conclude Ferrero. 

Il futuro del turismo dipenderà, quindi, dalla capacità di innovare i modelli di governance e di gestione delle destinazioni in un’ottica di sostenibilità e di benessere della comunità locale.

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