FLANEREEL – Turismo e sostenibilità, un equilibrio delicato
La rubrica di divagazioni sul marketing turistico e sulle strategie di brand a cura di INova
Overtourism è una delle parole più usate, o abusate, del 2024. Due le posizioni opposte: dall’urlo “Tourists go home”, che risuona tra le più popolari destinazioni turistiche internazionali e nazionali, afflitte dai problemi del turismo di massa – diffusione incontrollata degli affitti brevi, degrado, saturazione dei servizi pubblici -, alla dichiarazione che “dire troppo turismo è una bestemmia” della Ministra Daniela Santanchè.
Difficile trovare una mediazione, ma soprattutto un equilibrio tra le dimensioni ambientali, economiche e socioculturali per un turismo sostenibile: un turismo in grado di preservare i territori, in particolare quelli più fragili; di rispettare radici, valori e tradizioni delle comunità locali, contribuendo a uno scambio proficuo e generativo; ma anche di garantire la sostenibilità economica degli stakeholder coinvolti. Ma quali sono le soluzioni possibili?
L’Associazione Italiana per il Turismo Responsabile ne indica alcune: dalla destagionalizzazione dei flussi turistici alla valorizzazione di luoghi meno conosciuti, come borghi, cammini e parchi naturali, passando per incentivi alle prenotazioni online per musei, siti d’interesse ed eventi, fino ad arrivare a scelte urbanistiche che alleggeriscano la pressione sui centri storici, collocando nuovi attrattori turistici in periferia. La creazione di un Osservatorio sul fenomeno dell’overtourism, che non si limiti a studiarne le conseguenze ma che misuri l’impatto delle misure adottate, potrebbe infine facilitare scambi di esperienze virtuose.
E cosa può fare la comunicazione? Le campagne di sensibilizzazione e responsabilizzazione rivolte al turista sono uno strumento importante per diffondere informazioni corrette e generare comportamenti più consapevoli e rispettosi.
Sono già molti gli esempi in tal senso anche nel nostro Paese: città d’arte come Firenze, con il programma #EnjoyRespectFirenze; le Dolomiti, patrimonio mondiale UNESCO, che si sono dotate di un “Codice di comunicazione responsabile”; Finale Ligure, con la campagna #FollowTheRules legata al turismo outdoor.
È evidente però che quello della sostenibilità dei flussi turistici è un problema ampio, che riguarda fenomeni sociali pervasivi e complessi, perché in una società della performance anche il fare turismo diventa prestazione, consumo. È difficile quindi ripensare il turismo senza riconsiderare alcune strutture a monte, nel nostro vivere quotidiano.
Prima fra tutte, la gestione del tempo e del lavoro: non sarebbe necessario interrogarsi sulla destagionalizzazione, se il viaggio non fosse un’opzione possibile, per la maggior parte delle persone, solo su base stagionale. Le formule di smart-working potrebbero aprire prospettive diverse in questo senso.
La stessa spinta a promuovere campagne educative non sarebbe indispensabile, se quelle “buone norme” di tutela del territorio fossero parte di un patrimonio comune, normalmente applicato anche in casa propria.
Ripensare il turismo si può.
Ma non pensando solo al turismo.