Parole D’Amore – Fare 2(x20.000) passi in città quando c’è Bookcity Milano
Con Bookcity, a novembre, da anni, Milano diventa la città dei libri.
Anzi no, dell’editoria. Anzi no, dei vernissage culturali. Anzi no.
Del fitness.
Perché, per raggiungere le location degli eventi selezionati, si percorrono ampie distanze a piedi (che poi, camminare a Milano è sempre uno spettacolo).
Provateci anche voi (l’anno prossimo): sarà culturale e detox, alla pari.
Dunque, Bookcity. L’edizione 2024 si è tenuta dall’11 al 17 novembre e, per la prima volta, ha aperto ad appuntamenti situati oltre il comune di Milano: Lodi, Monza, Cremona.
In scaletta, quasi mille eventi. Talmente tanti che la stampa del programma andava per canali tematici lasciando al web questa incredibile mole di possibilità, libri, emozioni, incontri, materiali e orari.
Questa è la settimana in cui, se posso, non prendo impegni.
Ovviamente, invece, ho lavorato full time fino a giovedì: il giorno in cui ho anche presentato il mio libro nell’ambito della kermesse.
Così venerdì, al risveglio, sono pronto a vivere la fiera dell’editoria tra le più ampie d’Italia.
Col caffè fumante, visito il sito della manifestazione e mi metto a studiare il programma.
Individuo un centinaio di appuntamenti ai quali vorrei partecipare: ovviamente dovrò selezionarli, perché molti si terranno allo stesso orario.
Pronti via, il mio weekend sembra la cronaca di un evento sportivo.
Vado a un evento in zona Bicocca; alle undici esco, passo dall’headquarter del Castello, raggiungo l’università. Seguo una lezione aperta al pubblico, in piedi, in fondo. Ho gli occhi un po’ lucidi: nella stessa aula ho frequentato il corso di storia dell’arte.
Esco dall’uni, take-away, pranzo al parco dietro la biblioteca civica. È una giornata molto fredda.
Sempre all’aperto, mi metto a studiare il programma mentre prendo il caffè al bar, uno di quelli che hanno il bancone sulla strada. Molto city.
Torno in università, ma in un altro dipartimento, per seguire la lezione di approfondimento su un importante pittore le cui opere, in queste settimane, sono in mostra a Milano.
Esco pochi minuti prima della fine, per connettermi allo streaming di un concorso letterario.
Assisto alla diretta in piedi, mentre cammino avanti e indietro in un’area pedonale del centro.
Chiudo l’app, corro a seguire la presentazione di un romanzo, dal vivo, in zona est.
La presentazione è in una location splendida e io mi siedo, per la prima volta oggi.
Arrivo a casa che sono quasi le nove. Crollo.
Sabato mattina, la città è avvolta da una nebbia fredda mentre volo a teatro per la prima presentazione del giorno.
Siamo qui, in trenta, tutti cozy, al calduccio mentre fuori imperversa una romantica scighera.
Esco dalla presentazione, cerco uno spazio in cui dovrebbe tenersi un firmacopie. Il posto non esiste. O, semplicemente, non lo trovo!
Allora, taglio la città da est a ovest per raggiungere un supermercato dove, questo weekend, è possibile ordinare una poesia come se fosse una consumazione.
Che esperienza.
Quando esco dal super, ho gli occhi lucidi.
Da Milano ovest, raggiungo il Castello per assistere a una diretta radiofonica.
Poi in centro, per la presentazione di un volume, in libreria.
Poi in università per la presentazione di un’antologia di racconti.
Poi di nuovo in Castello, per un altro libro.
E poi di nuovo di corsa, a scoprire spazi che non si sapeva esistessero. E biblioteche dove tornare, nei pomeriggi d’inverno.
Libri da leggere. Silenzi metropolitani.
Innamorarsi un po’, in generale.
E rendersi conto, alla fine del weekend, di aver percorso chissà quanti km a piedi, tipo workout, attraverso la città.
È Bookcity.
Ogni anno, una manifestazione in grado di regalarci esperienze che ci fanno battere il cuore.
In tutti i sensi.
Michele D’Amore
Per Touchpoint News, ho scritto vari reportage e, soprattutto, una rubrica ospitata, periodicamente, sul Today. In questo numero, esco con un nuovo pezzo. Spero vi piaccia!