“Chi ha paura del buio?”, da Facebook in libreria
Un’idea nata su Facebook otto anni fa conta oggi 270.000 follower e si è estesa ad altri social e ora anche alle librerie, dove è appena arrivato “Se tutte le stelle venissero giù - E altre domande che non ci fanno dormire la notte”. Con il team di “Chi ha paura del buio” abbiamo parlato del perché la scienza oggi piace così tanto, anche sui social
Come è nata la vostra pagina?
“Chi ha paura del buio?” è un progetto di divulgazione scientifica fondato su Facebook da Massimiliano Bellisario, medico, nel maggio del 2012. Originariamente lo scopo era parlare degli effetti delle tempeste solari e smentire il famoso mito Maya della fine del mondo il 21 dicembre di quell’anno. Un anno dopo, a luglio del 2013, al progetto si unirono Matteo Miluzio, astronomo, e Lorenzo Colombo, all’epoca laureando in fisica e ora astrofisico. A giugno del 2018 al progetto si è unito Filippo Bonaventura, astrofisico e comunicatore della scienza, poco prima che Massimiliano lasciasse il suo ruolo per sopraggiunti impegni. Il progetto è cresciuto tantissimo, sia nella copertura degli argomenti trattati (estendendosi a geologia e climatologia grazie alla consulenza di esperti) sia nel numero di persone raggiunte, con 270.000 follower su Facebook e 33.000 su Instagram, oltre a una presenza su Twitter e YouTube. Ora che il progetto è in piena crescita, grazie anche alla pubblicazione del nostro primo libro, stiamo pensando di espanderlo ulteriormente.
Quali sono i temi che interessano particolarmente i vostri follower?
Negli ultimi anni la community che ruota attorno a CHPDB si è fatta estremamente variegata ed eclettica. Ovviamente astronomia e astrofisica rappresentano ancora il nucleo degli articoli che pubblichiamo e delle discussioni nella community, e di quello che i nostri follower si aspettano dalla pagina, ma non sono assolutamente il focus del progetto, che come detto si occupa ormai da tempo anche di altre branche della cosiddetta “scienza dura” grazie alle collaborazioni, e di cosiddetto “debunking” di false notizie e informazioni. Normalmente i nostri follower arrivano in risposta a grandi notizie ed eventi, e restano per via della qualità degli articoli e aggiornamenti che produciamo, tutti originali. La cosa che ha riscosso successo più inaspettato ultimamente è stata la copertura del lancio della prima missione con equipaggio umano per SpaceX, la Crew Dragon DEMO-2. È vero che l’esplorazione spaziale è qualcosa di molto appassionante e che può generare “numeri facili”, ma questa missione alla fin fine era un test puramente americano e per di più per una compagnia privata. Non ci aspettavamo che potesse avere così successo nel pubblico italiano.
Vi occupate di scienza anche nella vita oppure questa è una passione che coltivate nel tempo libero?
Matteo Miluzio è un astronomo ricercatore, lui vive di scienza! Al momento sta lavorando alla missione Euclid, un satellite astronomico costruito dall’ESA che verrà lanciato nel 2022. Filippo Bonaventura invece, dopo la laurea in astrofisica, ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza (presso la SISSA di Trieste) e ora lavora nel campo dell’editoria scolastica. Entrambi dedicano al progetto il poco tempo libero che possono. Lorenzo Colombo ha tentato la stessa strada di Matteo, frequentando i corsi dello stesso Dottorato di Ricerca in astronomia, a Padova, ma ha poi rinunciato agli studi per una serie di difficoltà sopraggiunte. Al momento è studente presso lo stesso Master conseguito da Filippo e conta di poter fare della comunicazione della scienza un lavoro a tutto tondo.
Come mai pensate che ci sia sui social un interesse crescente per gli argomenti che trattate?
I social media sono ora il principale mezzo tramite il quale vengono veicolate le notizie e le informazioni. Soprattutto si sono estesi a fasce di età e istruzione molto diverse dai giovani che li frequentavano all’inizio. Mano a mano che fette sempre più importanti della popolazione ne hanno cominciato a fare uso quotidiano e abituale, è cresciuta anche la domanda per prodotti che un tempo erano vincolati alla carta stampata e al mezzo televisivo (come la comunicazione della scienza). L’interattività e immediatezza dei social media ha permesso di raggiungere un coinvolgimento considerato impossibile anche solo dieci anni fa. La crescita dell’interesse verso la scienza sui social è una risposta anche alla crescita esponenziale del dibattito e della discussione che si è venuta a creare proprio grazie a questa immediatezza di interazione.
Raccontateci qualcosa del libro: come è nato il progetto e quali sono i vostri obiettivi?
L’idea per questo libro è nata parecchio tempo fa, era una di quelle cose che volevamo fare ma che non si trovava il tempo di organizzare. Occasionalmente in pagina si pubblicavano articoli brevi in cui si cercava di spiegare con la fisica cosa accadrebbe in alcuni scenari veramente assurdi. Quando a ottobre dell’anno scorso ci è arrivata un’offerta da Rizzoli per la realizzazione di un libro abbiamo subito sottoposto questa idea, e i nostri editori (Andrea Canzanella e Matteo dall’Orto) sono stati subito entusiasti. Il sopraggiungere della pandemia è stato un po’ un incidente di percorso e la revisione bozze è stata fatta durante il lockdown con ritmi serratissimi, ma nonostante tutto siamo riusciti a uscire in libreria quando previsto. Questo è un libro che parla tanto agli entusiasti di spazio e fisica quanto ai semplici curiosi: il suo obiettivo è spiegare come funziona l’universo e l’incredibile fortuna che abbiamo anche solo a esistere, usando come punto di partenza scenari più o meno impossibili. Si passa da cosa succederebbe se ci colpisse un asteroide o una super tempesta solare (cose non troppo improbabili e che prima o poi succederanno) a cosa succederebbe se la velocità della luce avesse un valore diverso o cosa capiterebbe se un astronauta si gettasse nell’atmosfera di Saturno. In ogni capitolo si parte dalla situazione iniziale assurda, senza chiedersi troppo come ci si sia arrivati, e si procede a raccontare come le leggi del nostro universo farebbero esplodere tutto (nella gran parte dei casi). “Se tutte le stelle venissero giù” è il nostro primo libro, ma non sarà sicuramente l’ultimo, è un primo passo nell’espansione ulteriore del progetto fuori dai social media.