Il Ritorno del Pubblivoro – Un piatto di creatività
Chi segue la mia rubrica lo sa. È sempre di più una questione di filosofia, di rispondere ai “perché scegliere” piuttosto che a “cosa preferire”. Il cliente vuole sempre di più sentirsi assonante ai prodotti che compra. Una scelta identitaria forte. Motivo per cui vi invito a guardare in diretta o registrati i nostri Days che esplorano, attraverso punti di vista molto diversi il tema della Brand Identity (se mi chiamo Pubblivoro è anche perché faccio pubblicità).
Tornando a bolla, oggi analizziamo le idee di due aziende che promuovono la pasta, un prodotto semplice fatto da farina, acqua e sale, che proprio per la sua semplicità deve cercare un’identità forte nella filosofia del prodotto e dell’azienda.
Iniziamo con Barilla che promuove il proprio prodotto all’estero con “The italian art of turning tables into home since 1877”. Partiamo proprio da qui, da questa affermazione che trovo geniale. C’è tutto: l’italianità, il fatto che la cucina è un’arte così come la produzione della pasta, la tradizione che parte da lontano. Ma, soprattutto, la missione dell’azienda di trasformare la tavola in un momento di intimità, convivialità e familiarità. Ecco la filosofia bella e semplicemente disarmante. La narrazione che trova la sintesi in questa riuscitissima frase è ben raccontata: una carrellata di tavoli di diverse parti del mondo con utilizzi variegati, per poi arrivare a Roma dove, appunto, la tavola si trasforma in casa. Bella la scelta, poco realistica ma molto efficace e significativa, di far arrivare la pasta sul tavolo ancora non apparecchiato per far comprendere che è proprio il prodotto che ha questa capacità magica di trasformazione. Unica nota critica è che il tavolo e le sedie di Parigi e Budapest sono identiche e questo crea una piccola ambiguità che disturba leggermente la bellissima esperienza visiva.
Pasta Armando con “La cura del grano” rappresenta la propria filosofia spiegando la cura delle materie prime. In un periodo in cui siamo tutti tornati a cucinare consumando meno i piatti pronti, l’azienda è particolarmente allineata. Ottima la scelta di Alessandro Borghese come testimonial: un cuoco alla mano con il quale il cliente riesce a immedesimarsi. Elemento evidenziato nel passaggio in cui Borghese assaggia lo spaghetto senza gesti eclatanti. L’inizio è molto ben riuscito con il protagonista immerso tra le spighe del campo di grano che parte annunciando il nome dell’azienda e poi a seguire la filosofia della cura delle persone attraverso la cura della materia prima. Con questo ottimo incipit la narrazione prosegue in maniera lineare spiegando accuratamente la filosofia attraverso l’attenzione ai più piccoli particolari e al gesto del cucinare. Bello il finale con la sinestesia che… lascia un ottimo sapore in bocca allo spettatore.