Touchpoint days, continua il viaggio tra diverse espressioni di identità
Oggi pomeriggio dagli studi di Fabbrica di Lampadine a Milano si è tenuto il secondo appuntamento con la prima edizione dei Touchpoint Days dedicata alla Brand Identity. Ospiti del format di Oltre La Media Group sono stati Ugo Nespolo, Valeria Raffa, Elisa Bernasconi, Andrea Toso, Bruno Bozzetto, Carla Leveratto e Davide Boscacci.
L’editore Giampaolo Rossi e la giornalista di Touchpoint Laura Buraschi hanno condotto la giornata partendo dai due punti di vista, singolare vs plurale: l’identità della marca deve nascere dall’azienda, dal suo credo e dai suoi valori oppure deve partire dall’analisi del target e modellarsi intorno al pubblico che intende raggiungere?
Domani pomeriggio alle 17 appuntamento con la terza e ultima giornata mentre giovedì alle ore 18.30 andranno in scena i Touchpoint Awards \ Identity, la serata di premiazione che celebrerà i migliori progetti in questo settore.
Ugo Nespolo, artista
Il contributo artistico può dare tanto a un brand: fino agli anni 50 le aziende in Italia andavano dagli artisti per farsi fare le pubblicità, poi con l’arrivo delle prime agenzie pubblicitarie è cambiato il metodo di lavoro. Negli anni in cui gli artisti erano dittatori assoluti della comunicazione c’era molta più personalità. Negli ultimissimi tempi però ho avuto la possibilità di lavorare con diverse aziende che hanno di nuovo capito che era possibile dare un tocco diverso; un po’ per ragioni economiche e un po’ per la necessità di avere messaggi che “escano”, sta ritornando questa attenzione.
Valeria Raffa, Founding Partner, General Manager e CCO di Cabiria Brand Universe
La Brand Identity sta vivendo un momento incredibile. Prima eravamo abituati a pensare all’identità di marca solo come a un aspetto visivo, simbolico, adesso invece l’identità di marca è più concentrata sull’avere un ruolo nella società. Quindi si mettono in evidenza la strategia, i valori della marca, il suo aspetto anche più emotivo ma non inteso come fine a se stesso. La marca è chiamata in maniera prepotente ad avere un ruolo nella società: lo chiedono da tempo i Millennial e la Generazione Z non farà sconti.
Elisa Bernasconi, Country Manager Italy di Paprika Software
È interessante vedere come le agenzie di comunicazione debbano prima organizzarsi internamente per poter portare avanti il loro lavoro al meglio del loro potenziale. L’identity serve a unire il corpo dei team dell’agenzia, si tratta non solo di avere dei valori condivisi ma di vivere quotidianamente l’identità dell’agenzia per cui si lavora a prescindere da dove ci troviamo fisicamente: al di là delle distanze, sentirsi parte di qualcosa.
Andrea Toso, Communication Manager di Synesthesia
Partiamo da un concetto di base: comunicare al meglio, cioè cercare di fare in modo che la nostra community di clienti, dipendenti e collaboratore percepisca un’identità molto forte. Per parlare ai nostri target li dobbiamo studiare e analizzare ma alla fine la comunicazione più efficace e che viene accolta meglio utilizza un approccio di tipo personale. Non devo convincere il pubblico che i miei valori siano universali, ma devo fare un racconto che sia sincero, trasparente e non troppo neutro.
Bruno Bozzetto, disegnatore, animatore e regista
Quello che mi stimola in qualsiasi lavoro è quando qualcuno mi sottopone un problema. Nell’ambito del mio lavoro, quando mi sono trovato ad avere a che fare con produzioni commerciali all’inizio mi interfacciavo direttamente con le aziende e avevo la libertà creativa. Con l’intervento delle agenzie mi sono trovato a essere più “esecutivo” e se questo aspetto era preponderante cercavo di lasciare il lavoro ad altri. Ma con il mio team abbiamo preso la direzione in cui siamo diventati bravi esecutivi anche se era l’agenzia a tenere le fila.
Carla Leveratto Comitato Organizzatore di IF! e Creative Partnership Manager di Google
Identità per noi è strettamente legata alla missione che è organizzare informazioni a livello mondiale per renderle accessibili per tutti. C’è sempre l’idea della semplicità, dell’accessibilità: mettiamo la tecnologia a disposizione di tutti perché deve sia di aiuto concretamente nella vita delle persone.
Davide Boscacci, Comitato Organizzatore di IF! ed ECD di Publicis Milan
Il professionista della comunicazione bravo è quello che sa adattarsi a realtà diverse e sa far emergere l’identità del brand. Il che non significa che un’agenzia di comunicazione non abbia un’identità, ma ce l’ha nei confronti del cliente, è un’identità “B2B”: noi veniamo scelti per il nostro metodo di lavoro, il cliente finale non deve necessariamente esserne a conoscenza, sono due tipi di identità diversa.