Comunico, la forza di immaginare nuove possibilità

Dai protagonisti di questa avventura imprenditoriale un racconto corale per illustrare l’evoluzione dell’agenzia che proprio nel 2020, anno in cui ha festeggiato i 18 anni di vita, ha presentato il nuovo posizionamento

Creare valore utilizzando la comunicazione con sfumature ogni volta diverse, perché non solo i brand non sono tutti uguali, ma progetti dello stesso brand possono dover essere gestiti con logiche differenziate.

Questa è la nuova filosofia che ispira Comunico, un’agenzia capace di cambiare pelle per continuare il proprio percorso di crescita, ma allo stesso tempo di restare fedele ai principi che in questi anni hanno contribuito alla costruzione di un progetto imprenditoriale capace di affermarsi in uno scenario come quello della comunicazione, affollato e sempre più sfidante.

Per capire i punti di forza di Comunico non c’è bisogno di andare alla scoperta di ricette segrete, ma è sufficiente soffermarsi sui progetti realizzati da questa realtà nata a Torino nel 2002, o farsi una chiacchierata con il team: bastano pochi secondi per coglierne l’entusiasmo e l’affiatamento.

Proprio quest’anno Comunico ha festeggiato la maggiore età, un traguardo importante, anche alla luce delle scelte che sono state fatte negli ultimi anni e che hanno disegnato nuove prospettive per la struttura, come ci conferma Antonino Zito, CEO e Partner dell’agenzia: «A un certo punto della nostra esistenza, diciamo intorno ai 15-16 anni, dunque dal 2017, abbiamo maturato la consapevolezza che per garantire un futuro a questa azienda fosse necessario crescere in termini di competenze e di organizzazione. Siamo partiti da quest’ultima proprio per far emergere il fabbisogno di know-how. Abbiamo iniziato a far girare la pallina e il resto è stato una conseguenza, che ci ha portato a quest’ultimo anno durante il quale abbiamo affrontato una vera e propria metamorfosi interna e di mercato».

Una figura chiave di Comunico è senza dubbio Fabiana Turolla, Partner dell’agenzia con una carriera maturata nel marketing di aziende di primaria importanza. 

Carmelo Cadili, Pietro Verri, Gaetano Sanfilippo, Fabiana Turolla e Antonino Zito

 

Lei porta in agenzia una conoscenza concreta delle dinamiche dal punto di vista del cliente. Quanto questo approccio è essenziale per intercettare le esigenze delle imprese e aiutarle a costruire progetti di successo in un mercato dalle dinamiche sempre più complesse? 

Fabiana Turolla: Senza voler apparire presuntuosa o superficiale, dopo aver conosciuto tante aziende, e di dimensioni diverse, posso affermare che le esigenze delle imprese sono molto simili tra loro e che il mercato non è più sfidante ora rispetto al passato. Ogni situazione è figlia del suo tempo. Certo i ritmi sono molto più incalzanti e le aziende più demanding, anche in virtù di processi che si sono velocizzati. Quando ero dall’altra parte della scrivania, e rappresentavo il cliente, ho sempre considerato l’agenzia di comunicazione con cui lavoravo la mia “guida spirituale”, che mi supportava e mi aiutava a mantenere la coerenza. Questo è ciò che voglio restituire ai nostri clienti adesso. 

 

Quello che avete costruito in questi anni per voi sembra essere non tanto un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Avete da poco presentato il nuovo posizionamento sintetizzato dal pay off “Immaginiamo possibilità”. Come si traduce in concreto al vostro interno e nel rapporto con i vostri clienti?

Fabiana Turolla: “Immaginiamo possibilità” rispecchia il nostro approccio innanzitutto verso la vita e di conseguenza verso il nostro lavoro. 

Siamo allegri e scanzonati, felici di esserci scelti come compagni di avventura che si sono “ri-trovati” e “ri-conosciuti”. Al tempo stesso siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo assunto nei confronti dei nostri collaboratori e dei nostri clienti che ci hanno affidato budget e si attendono risultati. Ai brand dobbiamo restituire valore e distintività; per usare una metafora, alla ricetta della torta della nonna, aggiungiamo o sostituiamo qualche ingrediente, ma non deroghiamo mai sulla qualità delle materie prime (l’expertise del gruppo) o sulla durata della lievitazione o della cottura (la conoscenza del mercato e delle regole della comunicazione).

Campagna affissione ANAAO ASSOMED

Un passaggio essenziale di questo nuovo corso è sicuramente il coinvolgimento di nuovi professionisti, entrati negli ultimi mesi nella squadra, che ha anche portato a un nuovo assetto societario. Come è strutturata oggi Comunico?

Antonino Zito: Rendo la descrizione in termini architettonici, parlando di struttura. Comunico è un edificio che si regge su quattro pilastri, interpretati ciascuno dai quattro soci, che sono visione, preparazione, focus sul cliente e conoscenza della industry. Questi quattro pilastri poggiano su una platea di cemento armato a doppia stratificazione: il primo strato, quello più profondo, è un solido orientamento strategico, mentre il secondo, sul quale poggia l’intero edificio ma che è sorretto dal primo strato, è la creatività.

 

La “nuova” Comunico mette in campo un tridente d’esperienza: Carmelo Cadili (Direzione Strategica), Pietro Verri (Direzione Creativa) e Gaetano Sanfilippo (Corporate Development) hanno in comune carriere maturate in agenzie molto importanti – strutture italiane e internazionali – e la gestione di clienti di primo piano in settori merceologici diversificati. In questi anni hanno visto crescere “da fuori” Comunico, il loro arrivo però è “figlio” di un rapporto di stima e amicizia che si è consolidato nel tempo. Cosa portano al DNA dell’agenzia?

Fabiana Turolla: Belle persone attraggono belle persone: Carmelo, Pietro e Gaetano sono un polo magnetico. L’agenzia diventerà bellissima, perché ricca di esperienze e sapere delle persone illuminate che la frequenteranno, siano esse clienti, collaboratori, partner.

Antonino Zito: Il loro arrivo è segno che la visione, ancor prima che il progetto, aveva e a maggior ragione ha la capacità di attrarre i migliori cervelli. Se un’azienda è desiderabile per le menti brillanti, lo sarà come ultima conseguenza anche per i migliori clienti. Il DNA della nostra agenzia deve essere quello della leadership come fonte di altra leadership. Questo è quello che i nostri “fab-three” portano in azienda.

 

Proprio a uno di questi “fab-three”, Carmelo Cadili, nella squadra di Comunico ormai da qualche mese, chiediamo come si traduce da un punto di vista strategico questo rinnovato posizionamento?

Carmelo Cadili: Siamo noi, innanzitutto, a immaginare una nuova possibilità per l’agenzia; Comunico dal 2002 è inserita a pieno titolo nel mercato della comunicazione. La decisione di rinnovarne il posizionamento nasce dall’esigenza di rendere ancora più interessante la storia da raccontare. L’evoluzione passa dall’essere “not ordinary” alla scelta di essere “uncommon”. In un mercato che cerca colpi a effetto, dimenticando spesso il vero fine della comunicazione, Comunico si impegna a proporsi come un partner creativo, che non perde di vista i fondamentali di questo mestiere. Perché per avere un approccio fuori dal comune, è sempre necessario essere preparati. Anche più di quanto si immagini.

Spot tv Bresaola Bordoni

Il nuovo posizionamento, veicolato anche da una nuova identity, è rappresentato dall’universo di significati riconducibili all’azione del comunicare, la quale non sempre e non necessariamente si manifesta con le forme e i modi canonici della comunicazione tradizionale. Come incide tutto questo sull’approccio creativo dell’agenzia? 

Pietro Verri: Dal punto di vista creativo, aprirsi a ogni possibilità significa darsi la massima libertà espressiva possibile. 

Quello che noi cerchiamo non è avere una cifra stilistica inconfondibile, cosa che fa bene alle agenzie ma non necessariamente ai brand, bensì fare la differenza nell’approccio: conoscere tutte le palette espressive possibili, ma impiegare ogni volta quella più adatta per il singolo brand o progetto, senza voler appiattire tutto sull’ego creativo dell’agenzia ma anzi, rendendola il più possibile “trasparente”.

 

Walt Disney diceva: “Potete immaginare, creare e costruire il luogo più meraviglioso della terra ma occorreranno sempre le persone perché il sogno diventi realtà”. Quanto la metamorfosi di Comunico passa dalla crescita del team?

Carmelo Cadili: La citazione è autorevole e decisamente illuminante. Che il contributo delle persone sia fondamentale è un dato di fatto. 

Chi guida un’agenzia ha il dovere morale di non far mai mancare rispetto, coinvolgimento e consapevolezza nei confronti dei propri colleghi. 

Queste, a mio avviso, sono le basi per garantire una crescita costante del team, sia umana sia professionale. L’obiettivo è di avere al nostro fianco solo persone felici di esserci: è la strada più adatta da seguire per fare felici anche i nostri clienti.    

Campagna stampa Taola Restaurant – J|Hotel

Una delle caratteristiche che Comunico intende rilanciare anche dopo il rebranding è rappresentato dalla sua vocazione internazionale. Non a caso, Antonino parla correntemente cinque lingue. Nel 2019 siete entrati in The Network One, una carta in più per supportare i vostri clienti e affiancare le eccellenze italiane, aiutandole a essere competitive sui mercati esteri. Cosa significa per voi essere “internazionali”? 

Antonino Zito: Essere internazionali non vuol dire avere sedi all’estero, ma vuol dire conoscere le culture per poter interpretare in maniera bidirezionale le opportunità.
In realtà le lingue 

sono solo una technicality (certo indispensabile), ma i processi sociali e i sistemi economici sono complessi e diversi.
Conoscerli e sapersi orientare all’interno di essi è ciò che definisce l’essere internazionali ed è l’elemento abilitante per accompagnare i clienti all’estero.

 

Per concludere una domanda per tutti e cinque: parafrasando il vostro pay off, quale futuro immaginate per Comunico?

Per restare in linea con la nostra mission, perché immaginarsi un solo futuro? Il futuro è la quintessenza della possibilità quindi non ce ne immaginiamo uno solo, ma infiniti e… tutti bellissimi.

Questa volta la risposta arriva in coro. Non è un caso. Quando si immagina tutti insieme, si immagina più forte e le cose accadono.

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