Il Ritorno del Pubblivoro – La comunicazione sociale ha bisogno di ritmo
Il ritmo lento, ovvero la scelta di tenere le inquadrature un po’ più del dovuto, è utile per aumentare l’intensità e il pathos. Oggi commento due pubblicità che fanno questa scelta per rappresentare due concetti forti. Gli esiti sono diversi.
Quello decisamente riuscito è lo spot di Emergency con “Ognuno ha diritto ad una possibilità”. L’idea creativa è semplice: partire dal mostrare la diversità di contesti in cui le persone vivono la stessa situazione per arrivare al desiderio che tutti ricevano la stessa assistenza di qualità e gratuita. La semplicità se ben realizzata diventa bellezza, come in questo caso. La fotografia in stile film anni ‘70 è particolarmente azzeccata, con una grande attenzione alle ombre e ai tagli di luce. Le espressioni degli attori sono sincere e il ritmo lento dà forza alle espressioni, rende l’idea dell’attesa e del sentimento. Anche i gesti, nella loro lentezza, diventano dei macigni che mettono bene in evidenza lo stato d’animo dei personaggi. In un anno in cui siamo sovraesposti a immagini di ospedali, corsie mediche e personale sanitario è molto difficile trovare la strada per comunicare in maniera efficace senza cadere nel già visto o nell’eccesso di retorica. Questo spot dimostra che è ancora possibile farlo.
Diverso il risultato di Famiglie Arcobaleno che con “#NonSiamoFantasmi” vuole mettere in evidenza come il nostro Stato non riconosca ancora le famiglie arcobaleno. Il concept è forte, così come la linea narrativa, ma il ritmo lento in questo caso non aiuta, anzi, rischia di trasformare il tutto in una retorica eccessiva. Infatti, le azioni quotidiane della bambina, anche se raccontano momenti leggeri e divertenti passati insieme al genitore, perdono quella naturalità che avrebbe dato un’idea di verità e concretezza sia per il ritmo sia per la scelta musicale che, per me, è troppo lenta e poetica. Peccato perché, se ci fosse stato un ritmo più veloce con una musica più allegra, lo spot sarebbe passato da buono a memorabile.
Non comprendo il passaggio dal messaggio della voce narrante: “Dove lo Stato vede un fantasma Gaia vede la sua mamma”, che trovo molto bello ed efficace, al fatto che lo stesso viene poi confutato da Gaia che disegna sua madre come un fantasma. Se la bimba vede la mamma perché disegna un fantasma? Se l’intenzione era di raffigurare la bambina che rappresenta sua mamma per come la vede la società e non per come la vede lei mi appare tutto troppo contorto.
Be simple.