L’industria della conoscenza: i musei fra pandemia e futuro
Intervista ad Asia Ruffo di Calabria, Viceresponsabile del Dipartimento Mostre e Manifestazioni Culturali al Musée des Arts et Métiers di Parigi
Intervistare una persona innamorata del proprio lavoro per un giornalista ha sempre un gusto particolare. In queste occasioni l’interlocutore riesce a tramettere tutta la passione per quello che fa. Si coglie dallo sguardo, dalla voce, dalla gestualità che accompagna la narrazione.
Recentemente mi è ricapitato di provare questa sensazione in occasione di una chiacchierata in videoconferenza con Asia Ruffo di Calabria, Viceresponsabile del Dipartimento Mostre e Manifestazioni Culturali al Musée des Arts et Métiers di Parigi.
Un’intervista che si è rivelata una bella opportunità per comprendere, proiettando lo sguardo oltre i nostri confini, come un settore così importante come quello dei beni culturali si sia attrezzato in questo ultimo anno per affrontare l’emergenza Covid, ma soprattutto per confrontarsi sul futuro di quella che potremmo definire l’industria della conoscenza.
Architetto, laureata a Valle Giulia e abilitata a Roma, un master in Museologia, Museografia e Gestione dei Beni culturali all’Università Cattolica di Milano, Asia Ruffo di Calabria nel 2018 ha iniziato la sua collaborazione con il Musée des Arts et Métiers occupandosi del coordinamento delle mostre temporanee in qualità di Exhibition Manager.
Un ruolo che è cresciuto nel tempo e che l’ha vista impegnata in prima linea nell’organizzazione di importanti iniziative di carattere divulgativo, affrontando la sfida di rendere accattivante l’offerta culturale del museo, con un occhio di riguardo al pubblico più giovane.
«Dobbiamo partire da un presupposto: i musei non devono essere più delle cattedrali, ma dei luoghi da frequentare quotidianamente, aperti alla cultura nel senso più ampio del termine. Vanno un po’ sconsacrati!», ha sottolineato Asia Ruffo di Calabria, mettendo in chiaro da subito la sua visione.
«Siamo chiusi al pubblico dal 30 ottobre a causa della pandemia, ma non ci siamo mai fermati», ha proseguito, illustrandoci cosa ha significato per lei lavorare in una realtà di primo piano quale il Musée des Arts et Métiers durante l’emergenza sanitaria. «Abbiamo dovuto reinventarci e spostare in digitale le nostre attività – ha spiegato -. Un esempio significativo in questo senso è sicuramente rappresentato dalla Nuit des Idées dello scorso mese di gennaio. In questo caso abbiamo dato vita a un dialogo inedito fra il nostro museo e il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano sul tema del volo». “Il sogno di volare, da Leonardo da Vinci a Clément Ader”, questo il titolo della sessione.
«Abbiamo messo in relazione due realtà museali di carattere scientifico che hanno collezioni molto simili – ci ha spiegato -. Così siamo riusciti a creare un collegamento ideale fra Milano e Parigi, fra le macchine per volare progettate da Leonardo da Vinci e il primo aeroplano francese sperimentale creato da Clément Ader che noi ospitiamo sopra la nostra scalinata d’onore».
Un’intuizione che ha finito col trasformare un problema in un’opportunità, mettendo letteralmente in rete la conoscenza. «Prima del Covid19 – continua Asia Ruffo di Calabria – eravamo poco attivi sui social network e sul nostro sito. La pandemia ci ha obbligati a inserire molti contenuti online. Oltre alla già citata Notte delle Idee, abbiamo organizzato un’altra mostra totalmente digitale, coinvolgendo un’agenzia per realizzare la modellizzazione e le riprese. Il mondo dei musei uscirà cambiato dalla situazione che stiamo vivendo, così come tanti altri contesti sono stati costretti a reinventarsi. Sicuramente l’utilizzo dei sistemi informatici e della tecnologia a scopo divulgativo resterà. Detto questo, sono sicura che non si possa sostituire con una galleria virtuale la visita fisica delle collezioni, il contatto con l’opera d’arte e anche quello con le persone che lavorano nei musei. Il digitale sarà solo un pezzetto di un percorso che deve portare a un’esperienza dal vivo. Dovremo implementare i contenuti online per far venire voglia alle persone di conoscerci, ma credo che quando la pandemia sarà passata avremo tutti il desiderio di mettere da parte quello schermo che si è frapposto fra noi e il mondo. Si percepisce già il desiderio di tornare a frequentare gli spazi della cultura. Questo non significa necessariamente entrare in un museo per visitare una mostra o le collezioni permanenti. Le persone potranno venire per ascoltare un concerto di musica rock ospitato nei nostri spazi, o a seguire una conferenza sui vaccini. Un visitatore che ci viene a trovare – magari richiamato da un appuntamento che non ha nulla a che vedere con la nostra tradizionale programmazione – entra comunque in relazione con noi. Così si crea una consuetudine che forse lo spingerà a tornare per visitare una nostra esposizione. Un museo non è necessariamente un posto dove rinchiudersi per quattro ore. Deve essere un luogo vivo, frequentato, dove si attua uno scambio di conoscenza. Non solo il visitatore viene per imparare, ma in qualche modo lascia anche il suo contributo».
Un pensiero particolare Asia Ruffo di Calabria lo riserva ai giovani: «I musei sono frequentati soprattutto dai bambini in età scolastica e dalle loro famiglie, o da persone di una certa età. I giovani, invece, sono distaccati, li vivono come luoghi dove ci si annoia. Il futuro della cultura dipende da loro, se mancano noi moriamo. Per questo bisogna educarli, far crescere il senso di appartenenza, appassionarli e coinvolgerli animando i nostri spazi anche con attività ludiche. Dobbiamo essere orgogliosi di questo patrimonio, perché un museo statale, non dimentichiamolo, è un bene che appartiene a tutti noi. Per questo il museo deve essere vissuto come un luogo magico, proprio grazie a una programmazione che deve essere la più variegata possibile. Ogni iniziativa deve essere pensata per conquistare più pubblici».
Intanto il Musée des Arts et Métiers di Parigi vive il presente con un occhio già alla ripartenza.
«Fra i progetti in cantiere c’è una mostra di un’artista francese che ha realizzato un’opera destinata allo spazio che si apre e si chiude con la luce solare – ci ha raccontato la Viceresponsabile del Dipartimento Mostre e Manifestazioni Culturali del museo -. In parallelo stiamo lavorando a una mostra più grande, “Explorer l’infiniment…”, con la quale esploreremo l’infinitamente piccolo, l’infinitamente grande, l’infinitamente sconosciuto e l’infinitamente profondo. Si tratta di un evento che assorbe molte energie e per questo, vista la situazione, abbiamo deciso di spostarlo nel 2023. In arrivo c’è anche una meridiana gigante che verrà installata nel cortile del museo, di cui mi sto occupando personalmente. Al momento sono impegnata anche nell’organizzazione delle attività legate alla prossima Notte Bianca, in programma per il mese di ottobre, un’occasione per trasformare Parigi in un originale percorso artistico notturno di cui noi, che siamo collocati proprio nel centro della città, vogliamo essere una parte importante», ha concluso.