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Nasce EPIK, la narrazione di marca diventa disruptive con al centro l’entertainment
Massimo Costa lancia una struttura orizzontale con 10 soci e alcuni partner
“Benvenuti nell’era dell’intrattenimento di marca”. Si è presentata così ieri alla stampa la nuova start up EPIK, con sede in via Olmetto 17 a Milano, che ha l’obiettivo di “cambiare le regole del gioco” all’interno della comunicazione.
La srl unisce 10 soci, tutti professionisti, con ripartizione di quote in base alla seniorship e non si presenta come una agenzia tradizionale. Motore primario dell’iniziativa Massimo Costa, ex Country Manager di WPP ed executive a livello internazionale di diversi network, che dallo scorso dicembre ha coinvolto via via coloro che sono poi entrati a far parte della nuova società di cui è Amministratore Delegato, a partire da Nicola Lampugnani, direttore creativo per importanti agenzie italiane, specializzato in contenuti grazie all’esperienza maturata in Discovery.
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Il team di EPIK
Lo staff si completa con Domenico Grandi che gestisce le attività del gruppo e le relazioni con i partner esterni; Dan Wheeldon, digital strategist nei social media in Australia, a Londra e a Milano; Aurora Deidda, esperta di fashion e social media dopo un’esperienza di 10 anni negli Stati Uniti su griffe come Armani, Versace e adidas; Giorgia Crepaldi, da ultimo Client Development Director Emea di Vice Media, specializzata su progetti editoriali e di intrattenimento per un pubblico giovane; Francesca Sottilaro, giornalista economico-finanziaria e del marketing al quotidiano ItaliaOggi; Gianluigi Bonvini, commercialista, che cura la gestione finanziaria.
E poi due figure che sono contemporaneamente soci e partner: Barbara Labate, imprenditrice di ReStore, che sviluppa con EPIK progetti digitali e per l’e-commerce e Marco Costaguta, Partner della società di consulenza Long Term Partners/Occ Strategy che è Consigliere e Presidente Onorario della nuova società.
«Il racconto deve riprendere il ruolo da protagonista nella comunicazione e il nostro obiettivo è diventare leader nel supporto alla narrazione di marca – ha introdotto Costa -. Il nostro core business è quindi l’entertainment basato su 4 asset: Brand Content, Influencer Marketing, E-commerce e Reputation. Sono queste le risposte giuste alle domande del mercato in un’ottica di ripartenza. L’Italia è un Paese manufatturiero pieno di aziende non quotate in Borsa: ci rivolgiamo direttamente al tessuto produttivo del Paese, cioè agli imprenditori, e ci attendiamo una grande iniezione di fiducia e una nuova propensione al cambiamento. Vogliamo raccontare queste realtà con contenuti e film di ispirazione cinematografica dai punti di vista visivo ed emozionale utilizzando più piattaforme per raggiungere le audience. Sono contemplate anche le serie Tv».
La scelta è quella di assicurare servizi end to end anche grazie a un team eterogeneo e al coinvolgimento di partner tra cui le già citate società Long Term Partners/Occ Strategy e ReStore, a cui si aggiungono la casa di produzione Indiana Production, la digital native agency Caffeina e la data company Kantar.
«EPIK vuole rifarsi agli archetipi della classicità, come il viaggio e l’eroe, che guideranno le storie delle marche, e a una figura come quella di Omero che è stato l’inventore dello storytelling – ha spiegato Lampugnani -. Oggi i brand vengono considerati dai consumatori un po’ come degli stalker che interrompono costantemente invece devono tornare a essere dei seduttori. Anche se a volte un po’ abusata, “purpose” è oggi una delle parole chiave della comunicazione per le aziende e il branded content è lo strumento per raccontarlo».
Secondo la dichiarazione dei soci, EPIK non si propone con la “prosopopea” tipica dei network, è una struttura che lavora a progetto e per ciascun lavoro è in grado di assicurare il team più ad hoc. La mission non è, quindi, quella di trasferire i contenuti di un 30” in un prodotto più lungo, si tratta di un cambio di business e di mindset culturale, reso possibile grazie a una struttura orizzontale e a registri di competenza ben definiti, dall’e-commerce, che arricchirà il momento della vendita con emozioni e sensazioni, alla lettura della GenZ, dai talenti del web utilizzati nell’Influencer Marketing al miglioramento del posizionamento con la Reputation, affinché i brand possano costruire connessioni con i consumatori attraverso il dialogo.
L’industria dei contenuti ha prodotto in Italia nel periodo pre-pandemia un valore aggiunto di 35 miliardi di euro, pari al 2,2% del Pil (dati Centro Studi Confindustria). Secondo lo studio “Media Reactions 2021” realizzato in 23 Paesi da Kantar per misurare il gradimento dell’adv, c’è maggiore disposizione verso i format pubblicitari al cinema, negli eventi sponsorizzati e sui magazine, e verso le attivazioni nei punti di vendita fisici. Il branded content sui social è stato definito più coinvolgente e meno interruttivo tra le forme di platform advertising. New entry tra i canali più apprezzati, le piattaforme di e-commerce, e spicca ai primi posti il podcast advertising.
«A oggi abbiamo già raggiunto il breakeven: i clienti con cui stiamo lavorando ci hanno permesso di pagare i conti per l’apertura della start up. Non siamo interessati a partecipare alle gare, vogliamo fare education come player in grado di intercettare e creare nuovi trend, in un’ottica di autentica partnership con le imprese e le istituzioni, perché il nostro Paese deve trovare la forza nelle sue eccellenze», ha concluso Costa.