Enterie: nel mondo delle PR poche donne nelle posizioni apicali. Ma il trend sta cambiando
Nelle pubbliche relazioni tra il 60% e il 75% degli operatori sono donne. Tuttavia, i loro stipendi sono inferiori rispetto ai colleghi uomini, i quali spesso ricoprono anche ruoli di vertice. Enterie ha chiesto a nove donne fondatrici di agenzie di Media Relation nel mondo di raccontare com’è la situazione del settore nei loro Paesi. È emerso per esempio che in Spagna la presenza femminile nelle agenzie di PR è in media del 72,8%. Tuttavia, nei CdA delle stesse agenzie è solamente del 57%. In Portogallo, il 74,1% dei team e delle agenzie di comunicazione è composto da una maggioranza di donne, ma la dirigenza è al femminile solo in poco più di un terzo.
Le cose vanno anche peggio negli Stati Uniti, dove si è riscontrato un curioso squilibrio di genere. DeAnna Spoerl, Co-Owner di Bear Icebox Communications, agenzia con sede a Chicago, afferma che solo il 36% degli operatori del settore è di genere maschile, mentre le donne occupano un enorme 63%. Tuttavia, la maggior parte dei Manager dei team PR sono uomini, dato che le agenzie di Media Relations effettivamente gestite da donne sono solamente un terzo del totale. «Ciò evidenzia un problema molto più ampio per noi donne, che non abbiamo le stesse opportunità di accedere a posizioni di leadership nemmeno nei settori in cui dominiamo. Sarebbe interessante capire perché questo fenomeno continua a verificarsi, nonostante la quantità di sforzi profusi per eliminare lo squilibrio», afferma Spoerl.
Ci sono però spiragli di cambiamento. È ottimista Deborah Gray, Fondatrice di Canela, agenzia di PR spagnola composta da personale femminile per l’84% del totale e con una maggioranza di dirigenti donne: «La buona notizia è che non c’è mai stato un momento migliore per entrare nel mondo del lavoro come donna. Nelle posizioni dirigenziali non siamo ancora abbastanza, anche se di certo più del passato. E tutte noi dobbiamo molto a chi ci ha precedute cercando di abbattendo le barriere. Penso che il modo migliore per ripagare quel debito sia continuare a tracciare la strada per la prossima generazione».
Come rompere il soffitto di cristallo
Mentre per alcune donne leader nelle pubbliche relazioni creare la propria agenzia era l’obiettivo fin dall’inizio, per altre, come per Shama Hyder, Fondatrice di Zen Media e autrice di The Zen of Social Media Marketing (uno dei primi libri sui social media) significava realizzare il lavoro dei propri sogni. «Ho scritto la mia tesi di laurea su Twitter quando aveva 2.000 utenti. Erano gli albori dei social media e del marketing digitale in generale. In effetti, era tutto così nuovo che non c’era un’effettiva ricerca di personale. Il “settore” esisteva a malapena, motivo per cui ho avviato Zen: sapevo che avrei dovuto creare il lavoro dei miei sogni».
Tuttavia, non tutte le donne fondatrici hanno sempre sognato di diventare imprenditrici: alcune dichiarano di aver avuto un momento di svolta nella loro carriera che le ha spinte a compiere questo passo. “Ad un certo punto, ho notato che diverse colleghe volevano tornare al lavoro dopo il congedo di maternità, ma in Germania non c’era alcuna possibilità per una neomamma di rientrare in azienda con posizioni di rilievo”, afferma Martina Hausel, Co-Fondatrice di Element C, agenzia di PR specializzata nel tech leader in Germania. “Io volevo avere figli e allo stesso tempo lavorare in proprio (cosa che ora faccio), quindi ho deciso di creare un ambiente di lavoro in cui i genitori potessero avere opportunità di crescita ma anche la necessaria flessibilità”.
Magda Górak, Fondatrice e CEO di Profeina in Polonia, riflette spesso sui motivi per cui ha avviato la propria realtà: «L’ho fatto principalmente perché la cultura aziendale del mio precedente posto di lavoro non permetteva alle donne di raggiungere posizioni apicali. Il solito soffitto di cristallo. Quando ho fondato la mia agenzia, ho sentito che avrei potuto gestire l’attività a modo mio, secondo le mie convinzioni e i miei valori».
Modificare gli stili di leadership
Non c’è dubbio sul fatto che sia necessario insistere per vedere più donne raggiungere posizioni dirigenziali. Ranbir Sahota, Direttrice di Vitis PR in UK, afferma che nella sua esperienza «le leader donne promuovono le altre donne e sono consapevoli degli ostacoli e delle frustrazioni che devono affrontare». Ritiene inoltre di comprendere i membri del suo team che hanno problemi con la cura dei figli, ad esempio, e di concedere loro la flessibilità di cui hanno bisogno.
Come osserva Raminta Lilaitè, CEO di Blue Oceans PR nei Paesi Baltici, «in un’azienda guidata da donne è più frequente che il processo decisionale veda la partecipazione dell’intero team, c’è più empatia e ascolto reciproco». Alessandra Colao, Fondatrice di Doppia Elica in Italia, aggiunge: «In termini generali non credo che la leadership femminile sia molto diversa da quella maschile, tranne per il fatto che le leader donne hanno maggiore propensione al ruolo di mentore e coach».
La storia completa è disponibile su https://enterie.com/women-in-public-relations.
Le donne citate nel comunicato stampa fanno parte di Enterie, una rete globale di agenzie di pubbliche relazioni indipendenti.