Touchpoint Days Strategy: due facce della stessa medaglia
Oggi alle 16 la terza puntata del format di Oltrelamedia.tv
È proseguito ieri il viaggio di riflessione e approfondimento proposto dai Touchpoint Days Strategy sulla dicotomia altezza vs profondità. Secondo Gianpaolo Rossi, Editore di Oltre La Media Group, che ha aperto la seconda puntata con una sua pillola, «il rischio della profondità può essere chiudersi nel proprio “cono”, quindi bisogna stare in connessione con altre persone che studiano altre profondità per avere una visione di insieme. Oggi, nella complessità che viviamo, avere un punto di vista profondo da un lato può essere un vantaggio ma può diventare anche un limite».
La seconda puntata è stata condotta dalle giornaliste di Touchpoint Laura Buraschi e Valeria Zonca che hanno intervistato Antonella La Carpia, Country Lead di Framen Italia, Mattia Valesini, Head of Strategy di arteficegroup, Alberto Rossi, Managing Director Italia di NP Digital, Gerardo Dello Iacovo, Direttore Creativo e socio di Yolo+, Tommaso Fincati, Head of Branded Entertainment di SBAM e Camilla Crescini, Head of Social & Influence di SBAM, Matteo Piano, Pallavolista capitano della Powervolley Milano. Il “PUNTO DI…” è stato curato da Gianguido Saveri, Co-Founder di Incredible Truths!.
Oggi alle 16 la terza e ultima puntata che si potrà seguire su OltreLaMedia.tv.
Saranno presenti Luca Fornaciari, Fotografo e formatore, Elisa Bernasconi, Country Manager Italy di Paprika Software, Sara Pellachin, Head of Enterprise Solutions di Teads Italia e Edoardo Sutter, Media Buying Consultant di Intarget, Davide Bonavida, Attention Strategist – Manager Team Southern Europe and LATAM di Neurosinc, Ellen Smyth, CEO di New York Festivals e Scott Rose, President di New York Festivals Advertising Competition. Il “PUNTO DI…” sarà di Alberto Dal Sasso, Managing Partner di adjinn e Presidente di Giuria dei Touchpoint Awards Strategy che, a coronamento dei tre pomeriggi di approfondimento, si terranno oggi a partire dalle 18.30 presso Fabbrica di Lampadine a Milano, con la cerimonia di premiazione. La serata sarà condotta da Paola Cambiaghi.
Nel corso della serata sarà assegnato il Grand Award Touchpoint Strategy, votato in real time tra tutti i premi di categoria. Non solo: i progetti concorreranno di diritto anche all’assegnazione del trofeo del New York Festivals International Advertising Awards.
L’evento è organizzato con la collaborazione di New York Festivals, IAA Italy Chapter, Fabbrica di Lampadine e Ital Communications (Press office e media relations). Supporting Partner: Neurons e Paprika.
I Touchpoint Days Strategy si possono seguire su OltreLaMedia.tv.
Antonella La Carpia, Country Lead di Framen Italia
Voto: Pareggio
Il DOOH sta crescendo in maniera esponenziale e il 2025 di rivelerà un anno fondamentale per questo mezzo. Con il retail media trova la coniugazione perfetta: il DOOH è un driver e un primer efficace per andare a decodificare un messaggio in maniera impattate e visibile e per poter andare a intercettare i consumatori in contesti dove sono già predisposti all’acquisto.
Il DOOH deve avere una visione ampia su tutti quelli che sono gli investimenti media e le strategie omnichannel, ma allo stesso tempo è necessario andare in granularità rispetto all’evoluzione del mezzo dall’offline all’online al netto del potenziale di tutto l’ecosistema programmatic. Granularità e scalabilità sono la risposta a queste due dimensioni.
Mattia Valesini, Head of Strategy di arteficegroup
Voto: Pareggio
Nel momento in cui siamo in alto c’è un concetto di visione e anche di elevazione e di accrescimento, riusciamo a capire i limiti e a come superarli. Dall’altra parte, se ci fermassimo a questo faremmo tutti le stesse cose. Le radici possono sembrare un limite ma c’è una parte di DNA che deve rimanere salda nella marca. Vediamo tanti lavori di restyling che riescono a fare leva sui valori che sono all’interno del brand senza snaturarlo e senza portarlo su un’alta progettualità che non gli appartiene. È fondamentale saper riconoscere nuovi fenomeni e innovazioni e avere quella visione che ci permette di guardare al di là, ma bisogna sapere da dove stiamo partendo e quale può essere l’elemento di evoluzione su cui costruire. Equilibrio è l’approccio più corretto.
Alberto Rossi, Managing Director Italia di NP Digital
Voto: Altezza
Oggi in questo contesto è difficile scegliere tra altezza e profondità: da un lato per affrontare certi temi bisogna essere iper specializzati, perché poter scendere in un dettaglio adeguato a raggiungere delle performance elevate è molto oneroso in termini di conoscenza. Rispetto al passato è più difficile avere una visione alta. Però è imprescindibile anche l’ampiezza di visione perché abbiamo una complessità molto ampia: prendiamo il concetto di search everywhere optimization che prima era molto più semplice da realizzare. Ora occorre guardare una serie di touchpoint, tutti diversi, approcci differenti e contenuti differenti: questo è oggettivamente difficile ma se si vuol dare una priorità è quella di avere uno sguardo dall’alto, e lo sguardo dall’alto oggi è solo ed esclusivamente basato sui dati. Non c’è approccio strategico oggi che possa prescindere dai dati perché la complessità è troppo elevata.
Gerardo Dello Iacovo, Direttore Creativo e socio di Yolo+
Voto: Pareggio
Yolo+ si muove in un solco di “impazienza creativa”, una voglia irrefrenabile di realizzare bei progetti, di portare i clienti a fare un passo avanti e di dare una spinta costante ai brand attraverso soluzioni un po’ più originali. Da direttore creativo, e da amante della cultura nella sua accezione più “romantica”, sarei tentato di rispondere che l’approccio più profondo sia quello che mi dà più gusto. Con un po’ di esperienza, so che l’approccio completo di un’agenzia deve necessariamente essere un mix tra vista dall’alto e approfondimento. La programmazione, l’analisi degli scenari, tutto quello che avviene nei dintorni di una marca è importantissimo. È chiaro che dopo gli studi preliminari si deve andare a vedere tutte le differenze che ci sono tra la marca e i competitor, tra ciò che la marca è oggi e ciò che vuole diventare domani.
Tommaso Fincati, Head of Branded Entertainment di SBAM
Voto: Altezza
Partiamo dall’entertainment: SBAM ha la fortuna di avere due anime al suo intero e questo ci consente di avere una visione alta, che intrattiene e capisce cosa piace in quel momento, fa una fotografia ben precisa senza preconcetti, ma al servizio dei consumatori con un occhio alto che guarda al di fuori dei nostri confini, soprattutto perché i trend arrivano dopo poco. Attraverso l’entertainment riusciamo a soddisfare dei palati con una visione più alta dell’oggi che riesce ad arrivare a un domani più prossimo. È un mix tra il palato e il dato, tra quello che piace e l’analisi più profonda: lì si riesce a catturare l’attenzione e poi costruire un percorso che non sia una scintilla momentanea.
Camilla Crescini, Head of Social & Influence di SBAM
Voto: Profondità
È un mix delle due cose: la visione dall’alto che si innesca con la visione dal basso e il fatto di andare in profondità alle cose. Ad esempio, come team Social & Influence abbiamo istituito la figura dell’industry lead, cioè persone estremamente specializzata su un verticale di industry. Con questi verticali riusciamo a fare un pensiero laterale e andiamo a colpire e far emergere dal basso trend e conversazioni che si generano su Tik Tok e dopo due giorni svaniscono. In questo modo si cerca di prevedere determinate dinamiche e contesti. Dai messaggi che gli utenti mandano e dalla presenza day by day cerchiamo di intersecare le due cose, sempre in ottica di capillarità per cercare di semplificare, come dice il nostro motto: “Radical simplicity”. La sfida dei brand è catturare l’attenzione e mantenerla nel tempo.
Matteo Piano, Pallavolista capitano della Powervolley Milano
Voto: Pareggio
Sono una persona sia alta sia profonda. L’altezza è stata una delle cose che da ragazzo mi ha messo più in difficoltà perché non ero bravissimo nello sport e ho sofferto per quello che agli occhi di tutti era, invece. una grande fortuna per poter giocare a basket o a volley. Crescendo, sono diventato un ragazzo dal carattere forte e chiassoso, ho una personalità che non passa inosservata. Ho fatto pace con il fatto che sono spesso al centro dell’attenzione sia quando mi piace sia quando non mi piace. Apprezzo l’altezza come sinonimo di profondità, sono due belle parole che hanno ampi significati. Mi piace l’altezza perché penso ai posti da cui si vede tutto e alla giraffa, che è il mio animale preferito, e mi piace la profondità perché credo che sia un’altezza ma interiore. Sono due bei concetti della pallavolo e dalla vita.
IL PUNTO DI…Gianguido Saveri, Co-Founder di Incredible Truths!
La visione dall’alto serve per poter valutare il mercato, i concorrenti, la situazione economica e tutto ciò che costituisce la realtà in cui il brand è immerso. La profondità è lo studio del prodotto nelle sue caratteristiche e nella sua unicità. Vanno bene entrambi questi approcci ma uno deve prevalere. Se prevale l’altezza vuol dire che il brand è un inseguitore di mode e che si adatta a tendenze create da altri. Se prevale la profondità è il brand che crea un trend. Alcuni marchi sanno indicare una strada andando anche contro le tendenze mainstream. Pensiamo a Nike, Apple o Dove: hanno dato una nuova visione della vita e hanno avuto successo, perché la gente ama di più i leader dei ruffiani. In Incredible Truths! preferiamo la profondità.