Il Sole 24 Ore arricchisce la propria offerta con due nuovi podcast
Si arricchisce con due nuove produzioni l’offerta Podcast del Sole 24 Ore dedicate a raccontare come l’esperienza del Coronavirus sta impattando il mondo del lavoro da un lato e il mondo degli affetti dall’altro. Dalla sfera professionale alla sfera intima e personale delle persone, due nuove serie condotte da due nomi di riferimento sui due fronti: Alessandro Rimassa e Michele Dalai. In un momento di grande crisi come quello che stiamo vivendo non si corre solo il rischio di una forte ondata di disoccupazione, ma anche quello di una nuova fuga di talenti all’estero ma anche verso quelle aziende italiane che hanno mostrato o mostreranno reale attenzione alle persone. Per questo Il Sole 24 Ore ha deciso di capire meglio come funzionano le aziende che funzionano, quelle cioè in cui i lavoratori sono a proprio agio tra smart working, ambienti inclusivi, premi di produttività reali, una crescente attenzione al wellbeing.
Da qui nasce il podcast “Company Culture – Persone e Valori fanno impresa” condotto da Alessandro Rimassa, esperto di future of work e già co-fondatore della Talent Garden Innovation School, direttore del centro ricerche di IED e autore di numerosi libri su giovani e lavoro, tra cui il best seller Generazione Mille Euro. Il podcast, 6 gli episodi di questa prima serie disponibili da giovedì 4 giugno – una alla settimana – sul sito del Sole 24 Ore e su tutte le maggiori piattaforme di podcasting tra cui Spotify, Google Podcast e iTunes, indaga in maniera concreta come funzionano le aziende che stanno facendo delle persone il loro asset principale.
Nel podcast Company Culture – Persone e Valori fanno Impresa, Rimassa presenta storie internazionali a cui ispirarsi, libri da leggere per approfondire le tematiche trattate e dialoga con direttori HR di grandi corporation e fondatori di startup e PMI per conoscere la company culture, la cultura aziendale, che hanno adottato. Un viaggio che, nel corso dei 6 episodi di questa prima serie, include: le storie di Netflix, N26, Basecamp, Microsoft, Spotify e Salesforce; i dialoghi con, tra gli altri, Gianfranco Chimirri di Unilever, Rosa Santamaria Maurizio di American Express, Marco Russomando di Illimity Bank, Amelia Parente di Roche, Giancarlo Campri di Gruppo Hera, Betty Pagnin di OneDay, Eleonora Nardini di Mail Up, Luca Cresi Ferrari di Marketers, Fabio Salvi di Flixbus; la presentazione di libri come Brave New Work e Agile Company.
Un buon e utile ascolto per chi vuole ripensare il modo di fare impresa.
Il Coronavirus ha avuto un grande impatto anche sulla sfera degli affetti. Questa lunga cesura obbligatoria dei sentimenti ha creato un vuoto. Si è interrotto il flusso delle confessioni, delle restaurazioni emotive e degli abbracci. Ma non è stata la Pandemia, non solo, a privarci di quell’occasione, della possibilità di dire quel che serve a rimettere in equilibrio l’amicizia, l’affetto. Il nodo è il tempo, quello che abbiamo perso, quello che è mancato.
Con “Se me lo dicevi prima” Il Sole 24 Ore mette a disposizione di utenti e lettori un ponte, una casella vocale, una buca delle lettere, una macchina del tempo per raccogliere le parole e le cose non dette e metterle in una bottiglia, che verrà affidata al mare degli ascolti online. A dare voce a queste storie e ai pensieri di chi ha voglia di dire a qualcuno “Se me lo dicevi prima” è Michele Dalai, autore e conduttore radiofonico, scrittore e giornalista, già direttore delle case editrici Baldini&Castoldi e ADD e il mensile Linus.
Per farlo Dalai invita i lettori e utenti a scrivere all’indirizzo semelodiceviprima24@gmail.com tutto quello che avrebbero voluto dire a qualcuno prima che la vita li allontanasse: le cose divertenti, le confessioni complicate, le risate liberatorie. Dalai ci mette poi la voce raccontando le loro storie per colmare quel vuoto, la distanza. L’appuntamento, appena partito sul sito del Sole 24 Ore e su tutte le principali piattaforme gratuite di audio Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Spreaker, è ogni lunedì con 5 nuove puntate: 5 storie, 5 lettere, per dire qualcosa che non siamo riusciti a dire. Perché dopo averlo detto, andrà tutto meglio, come cantava Enzo Jannacci nella canzone da cui prende il titolo il podcast.